Europee, Di Maio cerca nuovi partner: non tramonta il sogno ‘Gilet gialli’

Da qui alle prossime settimane il vicepremier dovrà completare gli accordi di partnership a livello continentale

Foto Vincenzo Livieri / LaPresse in foto Luigi Di Maio

MILANO – Il giro del mondo in 80 giorni. Se il Movimento 5 Stelle cercasse un titolo per spiegare il proprio presente, quello del capolavoro cinematografico di Michael Anderson del 1956 sarebbe perfetto. Perché è la distanza temporale che separa Luigi Di Maio e i suoi da una ripresa politica o dal definitivo tracollo: le elezioni europee saranno inevitabilmente uno spartiacque, per conoscere il reale rapporto di forza con la Lega, percentuali e numeri alla mano, e dunque il destino del governo.

Il M5S perde terreno, l’ipotesi in vista delle Europee

Un’ennesima sconfitta il 26 maggio potrebbe rivelarsi deleteria per il vicepremier e capo politico, già sulla graticola per i flop alle regionali in Abruzzo e Sardegna, ma soprattutto per l’approccio avuto finora con il ‘socio’ Matteo Salvini, al punto che qualcuno ipotizza addirittura una scissione. Ipotesi a dire il vero difficile, almeno al momento.

Per tutti questi motivi, Di Maio ha a disposizione solo due mesi per ridurre quasi a zero i rischi di una nuova sconfitta molto più rumorosa, visto che si tratta di un voto nazionale, peraltro con un sistema proporzionale purissimo. Dunque, ogni forza politica dovrà misurare l’effetto delle proprie azioni sull’elettorato. E per chi ha responsabilità di governo, il peso sarà doppio. Nel bene, ma soprattutto nel male.

Torna in scena la piattaforma Rousseau

Il leader vuole cambiare tutto, aprendo ad apparentamenti con liste civiche (vere) e mettendo in discussione il dogma dei due mandati per consiglieri comunali e sindaci, ma per le europee serve altro. E in tempo zero, ormai. Infatti, Di Maio ha annunciato che i 5 capilista li sceglierà personalmente e poi li sottoporrà al giudizio della base attraverso la piattaforma Rousseau.

La sfida interna con la Lega di Salvini

Saranno selezionati con attenzione minuziosa, perché dovranno rispecchiare fino in fondo l’immagine del territorio a 360 gradi e allo stesso tempo avvolgere quanti segmenti di società civile sarà possibile. Senza preclusioni, purché sposino i valori cinquestelle. Di Maio, spiega chi vive quotidianamente il mondo M5S, è dunque disposto a rinunciare a una fetta di ‘fedeltà’ dei suoi candidati, pur di non perdere la sfida ‘casalinga’ con la Salvini e la Lega.

Gli accordi in vista delle elezioni

Da qui alle prossime settimane, però, il vicepremier dovrà completare gli accordi di partnership a livello continentale. Finora i patti sono stati chiusi con i croati di Human Blockade (Zivi Zig), i polacchi del Kukiz 15, i finlandesi del Liike Nyt e i greci di Akkel. Troppo poco per aspirare a insidiare il blocco eurosovranista.

Di Maio lavora all’intesa con i gilet gialli

Il sogno resta l’intesa con i Gilet gialli, ma le ritrosie dei francesi prima e le polemiche per il fuorionda di Christophe Chalencon (“Abbiamo dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono far cadere il governo”) poi, impongono al ministro del Lavoro di tirare il freno a mano. Nel frattempo non mancheranno le espulsioni, prima tra tutte quella di Giulia Sarti per il coinvolgimento nel cosiddetto caso ‘Rimborsopoli’.

Tra i pentastellati cresce il malcontento

Ma l’ormai ex presidente della commissione Giustizia della Camera non dovrebbe essere la sola. La ‘Via Lattea’ pentastellata, infatti, continua a indicare una sola direzione: il Senato. È lì che la sacca di malcontento cresce (vedi alla voce Paola Nugnes ed Elena Fattori, ma non solo) e rischia di far danno. Ed è proprio lì che i vertici M5S hanno deciso di intervenire al più presto. Perché il tempo stringe inesorabilmente.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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