Europee, Salvini lancia campagna: Nostalgici? A Bruxelles. Di Maio? No comment

Matteo Salvini scopre le carte e punta al bersaglio grosso. In vista delle elezioni del 26 maggio, "il nostro obiettivo è essere finalmente forza di governo in Europa per portare una speranza"

MILANO – Matteo Salvini scopre le carte e punta al bersaglio grosso. In vista delle elezioni del 26 maggio, “il nostro obiettivo è essere finalmente forza di governo in Europa per portare una speranza”, dice a voce alta nella sala conferenze dell’Hotel Gallia di Milano, per il lancio della campagna elettorale in vista delle europee organizzato a Milano con Joerg Muethen di Alternative fuer Deutschland, Olli Kotro di ‘Veri finlandesi’ e Anders Vistisen del Partito popolare danese. Il nuovo gruppo, aperto all’allargamento, si chiamerà Alleanza europea dei popoli e delle nazioni. “Non ho cattive compagnie al tavolo. Non ci sono qui nostalgici, estremisti, reduci. Gli unici nostalgici sono al potere a Bruxelles oggi. Lo stanco dibattito fascisti-comunisti non è quello che ci appassiona”, sbotta.


La situazione attuale


Salvini, che sarà capolista in tutte le circoscrizioni, parla di sogno rubato e di incubo con il governo attuale a Bruxelles, ma anche di speranza. Dice di voler andare alle origini dei trattati di Maastricht e di ispirarsi a “San Giovanni Paolo II che – sorride – non si può accusare di sovranismo”. E non solo: inizia pure a tracciare un iniziale quadro delle alleanze per poi confessare che “non facciamo le cose per perdere o per partecipare ma per cambiare le regole”. L’obiettivo – lo si evince dalle parole del leader leghista – è ambizioso e cioè dar vita al “primo gruppo” del prossimo Parlamento europeo. Le distanze con i Cinquestelle ci sono, tanto che il Capitano ricorda a Luigi Di Maio, dopo averlo ‘bacchettato’ sull’incontro con i Gilet gialli, che “ognuno si sceglie le sue alleanze”. Ma poi assicura che “sul fronte interno italiano non cambia nulla”.

Il programma

Certo è che il programma presentato agli elettori risponderà alle richieste “degli italiani e di 500 milioni di cittadini europei”, per dare loro voce e badando ai fatti e alla sostanza, assicura il numero uno del partito di via Bellerio. Al di là della vis retorica, la sua idea è di andare a contare a Bruxelles, anche assumendo ruoli in Commissione, perché l’Europa “dei buonisti, della finanza e dei burocrati” – è il suo mantra – ha portato il Vecchio Continente all'”insicurezza”. E i messaggi che lancia dalla conferenza di Milano sono chiari. Vengono toccati, infatti, due temi caldi in vista della campagna elettorale: la posizione della Turchia e il terrorismo islamico. A proposito di Istanbul, il segretario leghista assicura: “Per me non è e non sarà mai Europa. È stato sospeso il percorso di adesione, per me va cancellato. Che cosa c’entra la Turchia con l’Europa me lo devono spiegare popolare e socialisti”. Quindi, affonda il colpo: “Il rischio numero uno in Italia in Europa è il fanatismo islamico e non il fascismo e il comunismo”.

Il dialogo con Orban

Intanto, mentre bolla come “polemiche locali” gli ultimi battibecchi con Di Maio, per Salvini il dialogo con il premier ungherese, Viktor Orban, è aperto. Anzi, al ‘cerimoniere’ dell’evento milanese, che sarà capolista in tutte le cinque circoscrizioni alla tornata elettorale del 26 maggio, non dispiacerebbe che il leader di Fidesz possa fare da ponte fra i popolari e la nascitura alleanza dei ‘sovranisti’, con allargamenti ad altri Paesi europei. “Sicuramente – assicura il leader leghista – non governeremo mai con i socialisti. I popolari decidano quello che vogliono fare, se vogliono continuare a inciuciare con i socialisti lo facciano, se vogliono dare vita a un cambiamento vero…”.


Di Luca Rossi

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