Europee, Zingaretti schiera il vice Smeriglio: proviamo la mossa del cavallo

Le strategie del Pd in vista dell'appuntamento del 26 maggio

ROMA – Super leader come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, volti nuovi e addii eccellenti. E’ partito senza esclusioni di colpi il rush finale verso le Europee, reso ancora più frizzante dalle tensioni tra Lega e M5S che potrebbero deflagrare dopo il 26 maggio. Nel Carroccio il Capitano lavora alle liste insieme a Lorenzo Fontana e Giancarlo Giorgetti puntando su tanti amministratori locali e confermando la sua candidatura come capolista in tutte le cinque circoscrizioni italiane. In Forza Italia, invece, è certa la presenza di Irene Pivetti, ma arriva una defezione importante, destinata a far discutere. Lascia infatti il partito Elisabetta Gardini, fedelissima del Cav all’Europarlamento. “E’ naturalmente una decisione dolorosa – scrive amara – Non esiste un luogo di confronto. Buttiamo a mare il lavoro di militanti, giovani, amministratori locali, sindaci…. di tutte le persone che potrebbero riallacciare i legami con i nostri territori”. La decisione, giurano i bene informati tra gli azzurri, era nell’aria, visti i malumori nei confronti di Antonio Tajani, definito non più tardi di due settimane fa “un maschilista”. Per la Gardini rimane l’affetto per Silvio Berlusconi, che in effetti l’avrebbe ricandidata nel Nord-Est, prima dell’accordo del numero 1 del Parlamento europeo con Svp. Negli ultimi mesi l’ex attrice e soubrette televisiva si è avvicinata all’ala sovranista in Europa, tanto che il suo futuro potrebbe essere già scritto. Due giorni fa, infatti, l’eurodeputata uscente sarebbe stata vista nelle stanze di Fratelli d’Italia, probabilmente per un incontro con la leader Giorgia Meloni. Proprio l’ex ministra della Gioventù ha scelto come co-capolista Francesco Alberoni, che correrà in Lombardia.

Per il M5S le cinque capilista donne saranno svelate solo più avanti, ma Luigi Di Maio vuole stupire, conscio che proponendo nomi quasi ‘old’ come Filippo Nogarin e l’ex Iena Dino Giarrusso sarà difficile recuperare terreno sull’alleato di governo.

Non bisogna poi dimenticare come nella sfida di Bruxelles anche il Pd voglia dire la sua. In casa dem spunta anche una citazione: “Bisogna ‘muovere le pedine’. O, come diceva Vittorio Foa, praticare la ‘mossa del cavallo’, perché quando sei all’angolo, ti devi muovere”.

Anticipando possibili polemiche, scattano le dimissioni di chi si candida e ha già un ruolo politico in Lazio: per le Europee, infatti, il segretario Pd Nicola Zingaretti schiera il suo vice, Massimiliano Smeriglio, numero due in Giunta che sarà sostituito da Daniele Leodori, fino ad ora presidente del Consiglio regionale.

Zingaretti, ricordando che spesso il centrosinistra viene criticato per l’incapacità di mostrarsi con un volto unitario, rivendica una squadra che nel Lazio “vince sempre”, anche perché “in 11 anni non ho memoria di una polemica politica pubblica della squadra della Regione”. Smeriglio, diretto interessato, ci scherza su: “Devo capire se è la mossa dell’asino o del cavallo”, e ammette che correre per il Parlamento europeo non era tra le sue priorità. Ora, però, lo farà in maniera convinta, perché “quella del 26 maggio è una battaglia campale, e io voglio piantare una bandiera contro i razzisti, le famiglie di Verona”. Quasi una resa dei conti alla Star Wars, con effetti decisivi anche nella galassia del governo giallo-verde.

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