Favorirono la latitanza del boss: Ordinanza in carcere per sette

Gli indagati rispondono, a vario titolo, pure di armi e spaccio

ACERRA – Un boss da nascondere, un’organizzazione criminale da aiutare, una latitanza da favorire. Sette persone sono state arrestate con l’accusa di aver agito, a vario titolo, in favore di Andrea Aloia, che da luglio a ottobre 2023 ha vissuto alla macchia, ritenuto reggente del clan Avventurato di Acerra.
I carabinieri del Nucleo Investigativo del gruppo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione di misura cautelare in carcere, emesso dal gip Rosamaria De Lellis del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei sette indagati, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi – anche clandestine – detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti e di favoreggiamento personale in relazione alla latitanza di Andrea Aloia. Inoltre, dalle attività investigative sarebbe emersa la perdurante operatività di tale sodalizio criminale, egemone nel campo delle richieste estorsive e nello spaccio di sostanze stupefacenti nonché la disponibilità, in capo all’organizzazione, di armi da sparo.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
Ordinanza in carcere per Fiore Panico, 41 anni; Antonio Panico, 52 anni; Salvatore Rossi, 59 anni; Sabatino Calabria, 20 anni, cognato di Aloia; Vincenzo Papa, 35enne detto ’o malandrino, Maria Carmina Santaniello, 32 anni; e per lo stesso Andrea Aloia, 24enne imparentato con gli ex boss, oggi collaboratori di giustizia, a capo del clan Avventurato. Misura cautelare rigettata per Salvatore D’Anza, alias stoppani, che resta indagato a piede libero.
Aloia fu catturato in un ristorante a Somma Vesuviana. Era la sera del 13 ottobre. A ‘tradirlo’ fu l’amore per il figlio appena nato: nonostante la latitanza, Aloia si recò in visita da suo figlio e i carabinieri riuscirono, da allora, a tracciarne gli spostamenti. Lo braccarono dopo qualche giorno. Il blitz dei militari dell’Arma mise fine alla sua latitanza iniziata il 17 luglio, quando riuscì a sfuggire a un blitz contro la mala acerrana. Al ristorante di Somma Vesuviana fu trovato in compagnia dei sodali Antonio e Fiore Panico e in possesso di documenti falsi validi per l’espatrio. A dare linfa alle indagini sono state le intercettazioni ambientali e telefoniche.
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