Fico non rinuncia alla politica: “Il tema migranti non tira? Me ne frego dei sondaggi”

Il presidente della Camera si leva sassolini dalle scarpe anche sul sovranismo, spiegando che per i suoi canoni è "più importante l'indipendenza

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Roberto Fico

ROMA – Per qualche minuto, una mezz’ora, non di più, Roberto Fico smette i panni istituzionali del presidente della Camera e torna al ruolo politico. “Se il sondaggio dice che l’accoglienza dei migranti non ‘tira’ più, io me ne frego”. La scelta di un tema così spinoso, che spesso ha fatto discutere i suoi con la Lega, forse non è casuale.

Migranti, il presidente della Camera difende i suoi valori

Fico ha accettato che il suo partito sottoscrivesse un ‘contratto’ con il Carrocio, ma non ha mai detto di voler abdicare ai suoi valori. Tant’è che non le hai mai mandate a dire: “Su problemi come quello dei migranti non dobbiamo polarizzare il dibattito, né fare propaganda, oltre a usare un linguaggio appropriato”, ammonisce.

La distanza con Giorgetti e Salvini

Ne ha per tutti, il presidente della Camera. Anche per il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, pomo della discordia in queste ore, tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dopo aver detto che il reddito di cittadinanza “piace all’Italia che a noi non piace”. “Mi piacciono tutti gli italiani che esprimono il loro pensiero liberamente”, replica Fico: “Quella dichirazione è un’ingiustizia da ogni punto da dove la si prenda”.

Bufera sull’Ecotassa

Un’altra stoccata la assesta sulla cosiddetta Ecotassa, sgradita al Carroccio, al punto da spingere il suo leader a dire che non ci sarà nella manovra. “Non entro nel dibattito sull’emendamento in discussione al Senato – entra in gioco delicatamente il presidente della Camera -, ma è chiaro che dobbiamo dare una prospettiva culturale all’Italia. A lungo andare vanno tassati”.

Riformare l’Europa e puntare sul dialogo costruttivo

Fico si leva sassolini dalle scarpe anche sul sovranismo, spiegando che per i suoi canoni è “più importante l’indipendenza”, come quella energetica. Perché lui nell’Europa crede, sebbene sia consapevole che “così com’è, se non si trasforma, è destinata a morire”. Però giustifica, in un certo qual modo, l’atteggiamento della Commissione Ue sulla manovra. “Governo e popolo italiano hanno diritto alla propria legge di Bilancio, ma ci sono delle regole a cui abbiamo aderito”. Quindi, se Bruxelles “dice che non si può fare quel deficit, si discute a oltranza, come sta avvenendo”. Ma “dialogo non vuol dire mai calarsi le braghe”.

Le iniziative da portare avanti e il fronte No Tav

Su Tap, Terzo Valico e altre grandi opere che il M5S riteneva inutili all’opposizione e al governo è stata costretta a confermare, invece, la terza carica dello Stato è tranchant: “Bisogna chiedere scusa, andare sui territori e spiegare a fondo perché non possiamo mantenere le promesse di campagna elettorale”. Resta il Tav come ultimo baluardo pentastellato da difendere: “Nei fatti e nei dati è fallita, non serve. Meglio riprendere il progetto del pendolino”. Chissà cosa ne pensano in via Bellerio.

(Lapresse/di Dario Borriello)

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