Filippo Piscitelli, boss della cocaina

Filippo Piscitelli boss della cocaina
Filippo Piscitelli boss della cocaina

SAN FELICE A CANCELLO (Antonio Casapulla) Quando arrestarono uno dei suoi pusher questi avvertì in diretta il capo. Motivo: informarlo che la droga da lui detenuta era andata persa, sequestrata. Era il 27 agosto del 2019 quando ad essere arrestato fu Francesco Iannone; con lui fu presa anche Veronica Morgillo. “Hanno arrestato a Franchino” urlò al telefono la donna. Il suo interlocutore era Filippo Piscitelli, detto o cervinaro. Una intercettazione che fotografa bene i rapporti tra alcuni dei pusher e Piscitelli che a quanto emerso era colui che forniva la droga agli spacciatori. Che Filippo Piscitelli fosse il boss della droga emerse anche nell’episodio del blitz in cui fu coinvolto Clemente Pelaggi. In quel caso Piscitelli avrebbe venduto lo stupefacente a Gennaro Morgillo che lo avrebbe poi consegnato a Pelaggi per lo spaccio. Morgillo quando parla al telefono con Piscitelli così si esprime: “Masto Filippo”. E Piscitelli commenta l’arresto e il sequestro di droga affermando: “Ho avuto un’altra botta di 15mila euro”. Si riferisce alla perdita economica derivante dal sequestro della cocaina. Filippo Piscitelli acquistava la droga all’ingrosso. In una occasione sei chili di cocaina. Dalle indagini è emerso come al “di sopra di tutti c’era Filippo Piscitelli”. Tra i fidati di Filippo Piscitelli c’è dunque Gennaro Morgillo a cui il boss della cocaina fornisce lo stupefacente. Stando a quanto emerge dalle indagini, ad essere coinvolta è anche l’anziana madre di Morgillo, Maria Carmina Villanova. In una occasione  il figlio ricevette la droga alla presenza della donna. Il business della droga era tale che Filippo Piscitelli e Gennaro Morgillo insieme in auto a Polvica ne parlano come una sporta di commercio ‘normale’. In una occasione acquistano 30 chilogrammi di stupefacente. Il periodo in cui maggiormente si passa all’incasso della droga smerciata è quello di Natale. “Mi devi dare qualcosa di soldi perché stiamo sotto Natale” intima Piscitelli a Morgillo. La base del gruppo è a Polvica, dove Piscitelli abita. Ma in un’occasione attraverso un giovane affittano un appartamento che funge da ‘deposito’ per lo stupefacente prima di essere venduto. Un giro di affari da decine di migliaia di euro a settimana quello che gestisce Filippo Piscitelli. Un business che si alimenta grazie alle capacità dei pusher. Luca Gagliardi, affermano Morgillo e Piscitelli, ha la capacità di smerciare tra gli otto e i dieci chili di hashish a settimana con ingenti guadagni per la presunta organizzazione dedita allo spaccio.

Pagava le famiglie dei detenuti

Il signore della droga ha da poco compiuto 52 anni. E’ ritenuto essere il leader di una organizzazione di cui per la Procura tira le fila. E’ lui che anticipa soldi, mette a disposizione auto, finanzia le attività illecite legata alla droga. Ma versa anche soldi alle famiglie dei detenuti, provvede agli avvocati per la loro difesa nei processi. Filippo Piscitelli mette a disposizione appartamenti presi in affitto in diverse località, gestisce l’intero business dello spaccio. A dargli una mano molto spesso è Domenico Nuzzo. Spesso a quest’ultimo vengono delegati importanti compiti logistici e organizzativi. Ma a dividere i soldi tra gli esponenti dell’organizzazione è sempre lui, Filippo Piscitelli. Sempre lui organizza l’approvvigionamento dello stupefacente attraverso diversi canali, molti dei quali li tiene celati e riservati agli stessi occhi dei suoi collaboratori più stretti. Gestisce lo spaccio a San Felice, Santa Maria a Vico ma anche altri territori limitrofi.

Antonio Papa, da ras a pusher con la sorella

Quando fu scarcerato dopo 12 anni, qualcuno gli diede il ‘bentornato’.Un vero e proprio agguato di camorra quello del 29 agosto del 2017 alle 9 del mattino sulla nazionale Appia, tra Arienzo e Arpaia. Nel mirino dei sicari il boss di San Felice Antonio Papa, alias “O’ Picciuott”. E’ coinvolto nell’inchiesta conclusa ieri.  Si trovava a bordo della sua macchina una Suzuky Vitara quando fu affiancato da un’altra auto con a bordo due persone, che gli intimarono di uscire dalla vettura, poi furono esplosi, da un uomo a volto scoperto, quattro colpi di pistola, di cui due andati a segno. Stando alle indagini, Antonio Papa acquistava lo stupefacente da Filippo Piscitelli ma non sempre lo pagava puntualmente. Almeno fino a maggio di due anni fa, Papa gestiva lo spaccio tra Arpaia, Cervinara, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico. Inchiodato come la sorella e il compagno di quest’ultima dalle dichiarazioni di un loro abituale cliente, al telefono chiamavno lo stupefacente riferendosi agli pneumatici per cercare di celare l’argomento legato alla droga. Spacciavano anche in piccole dosi di 30-40 euro. Non solo la vendita di singole dosi. Antonio Papa e la sorella Anna, stando alle indagini, avrebbero anche acquistato da Filippo Piscitelli grossi quantitativi di sostanza stupefacente che poi rivendevano agli spacciatori per le diverse piazze soprattutto del Beneventano.  Tra i Papa e Piscitelli insorsero però alcuni problemi relativi ai pagamenti della sostanza acquistata e non puntualmente saldata.

Gli ordini dal carcere di Raffaele Piscitelli

Era in carcere ma riusciva ugualmente a dirigere gli affari illeciti della famiglia.  Dava ordini, anche al fratello Filippo perchè lui, Raffaele Piscitelli, aveva una esperienza nel settore maggiore. Il 24 dicembre del 2013, dopo nove mesi di latitanza fu arrestato in un casolare abbandonato nel Beneventano, in località Casanova, sulla montagna di Durazzano. Nel giorno della viglia di Natale di 9 anni fa il boss fu stanato dopo essere sfuggito alla cattura. Fu da allora che il fratello Filippo assunse un ruolo di capo nell’organizzazione. Nel 2010 stesso copione ma la fuga in quella occasione durò poco, solo due settimane. Fu acciuffato il 19 dicembre dopo essersi sottratto alla cattura nell’operazione “White Snake”, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, che aveva portato all’arresto di 27 persone componenti di una organizzazione dedita al traffico ed allo spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, hascish e droghe sintetiche nel comprensorio di Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Maddaloni, Cervino e San Maria a Vico. Il latitante aveva trovato rifugio nell’abitazione di un pensionato, nella frazione Loreto di Santa Maria a Vico dove fu individuato a seguito di pazienti indagini, supportate anche da servizi di intercettazione, iniziate immediatamente dopo il blitz del 6 dicembre precedente. Durante i periodi di detenzione di Raffaele e di Filippo avrebbe avuto un ruolo anche la figlia di quest’ultimo, Costanza Piscitelli. Dalle indagini è emerso che i figli di Piscitelli disponevano di una rete di cellulari con cui riuscivano a tenersi in contatto con il padre in carcere. La procura non esita a definirli il clan dei Cervinari. Un secolo e mezzo di reclusione, diciotto condanne e un maxi processo per la holding dello spaccio della Valle di Suessola con San Marco Trotti come fulcro: fu questa la sentenza emessa lo scorso mese di febbraio. La Quarta Sezione della Corte di Appello si è espressa sugli imputati del processo White Mary che avevano ricevuto nel 2018 l’annullamento della condanna in Cassazione con rinvio in Appello. Contestualmente nelle festività pasquali 2019 per molti erano decadute anche le misure. Ora i giudici della Corte di Appello di Napoli si sono espressi modificando in pratica tutte le condanne. 

Adele Pezzella

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