Giglio: “Il rione Sanità? Musica ovunque”

Raffaele Giglio si racconta: “Sono un sognatore, la mia vocazione è creare”. Il cantautore ha firmato alcuni brani presenti nel docufilm “Il Sistema Sanità: le pietre scartate” realizzato da Upside Production

NAPOLI (Angela Garofalo) Raffaele Giglio: eclettico e dirompente artistico partenopeo firma alcuni brani presenti nel docufilm dal titolo “Il Sistema Sanità: le pietre scartate” realizzato da Upside Production e trasmesso in anteprima da Sky Arte, ora in onda su Now Tv. Cardine e motore di tutto il progetto, la grande officina a cielo aperto del Rione Sanità: ventre brulicante di arte, cultura e tanta musica nata tra questi luoghi e gli studi di Apogeo Records. ‘Figli e Ddio’ e ‘Ammore Rom’ sono i brani di Raffaele Giglio presenti nel film e tratti dal suo album del 2016, dal nome profetico: Mamma Quartieri.

Giglio approda al cantautorato dopo essere stato il front man dei Gentlemen’s Agreement con i quali suona in Europa realizzando ben 4 album. Con “Mamma Quartieri” fissa un percorso che ad oggi, è sicuramente ‘il manifesto della sua identità umana ed artistica’ caratterizzato dalla lingua napoletana che più di ogni altra gli permette di scolpire emozioni ed arrabbiature, qualsivoglia concetto. Le sue canzoni presenti nel documentario raccontano di sogni e di riscatto quello dei Quartieri Spagnoli corrispondenti a quelle narrate ne ‘Il Sistema Sanità’ scritto da Andrea De Rosa alla regia insieme a Mario Pistolese, che tanto consenso e interesse sta ricevendo.

Ascoltare i suoi brani nel film, dove ci sono luoghi e persone che hanno ispirato anche la sua ‘Mamma Quartieri’: cosa restituisce in termini di emozioni all’artista e alla collettività rionale che tanto sta producendo in termini culturali ed artistici?
Sono Raffaele Giglio ed ahimè non riesco a non essere un artista. In quanto tale, le emozioni che mi arrivano dalla vita e da una città come Napoli, sono difficili da gestire e da evitare. Mi arrivano, tocca a me incamerarle elaborarle ed espellerle dopo che sono passate nel mio cuore, nei miei polmoni, nelle mie viscere. Sono emozioni forti, piene di contraddizioni ma sono essenziali e sono fortunato ad essere nato in questa città, lo penso davvero. Giro in bicicletta nonostante la città non sia il massimo tra salite, discese incredibili, macchine in tripla fila, buche, motorini a destra e manca, rischio sempre la vita. Ma in bici riesci ad essere ovunque, a respirare gioia, a sentire voci e storie in continuazione. Storie che non fanno altro che alimentare la mia fantasia di musicista e teatrante. Il rione Sanità lo conosco, lo vedo che sta mutando, in meglio ovviamente. Vivere questa fase di passaggio è una gran cosa, i mutamenti e le correnti artistiche, gli artisti stessi che la abitano lo fanno con armonia. È uno dei pochi quartieri ancora non gentrificati di Napoli e quindi, ancora accessibili per chi vive d’arte. Il Nuovo Teatro Sanità, Apogeo Records, le Catacombe di San Gennaro, la Street art onnipresente, le notti bianche alla Sanità, i verdummari, i chianchieri azzeccati a palazzi decadenti ma pregni di storia, amici che abitano in labirintici vicoli, musica ovunque. Insomma che vuoi di più! Ed invece un di più lo vorrei!

E il resto della città: sonnecchia, prende spunto, cosa vorrebbe?
Non amo la mancanza di attenzione da parte delle istituzioni che hanno troppa poca voglia di intervenire adesso. Lo fanno solo quando c’è da festeggiare, inaugurare ma adesso, intendo quando c’è bisogno di costruire, dove sono? Costruire una collettività tramite la cultura, l’arte, l’impegno sociale. É assurdo che si debbano fare sforzi sovraumani da soli; non basta la raccolta differenziata, ci vuole altro. Non basta padre Loffredo o Zanotelli o Andrea De Rosa ed Apogeo, il Nuovo Teatro Sanità, no! Loro sono un esempio che si può fare ma non bastano. Il resto sonnecchia? No, il resto ‘e mmuorto e ‘nun ‘o ssape’. Approva? Mah! Ho visto il documentario (Il Sistema Sanità, ndr) con delle persone che avevano Sky perché io non posso permettermelo. Loro, non avevano proprio idea che ci fossero queste realtà virtuose alla Sanità, erano rimasti all’idea atavica di un quartiere criminoso e pieno di gente criminale. Capisci? Si fermano da Poppella o da Concettina e poi se ne ‘fujeno’.

In questo periodo pandemico, in cosa si è impegnato per superare la bolla che stiamo vivendo?
Io stavo in India quando è scoppiata questa tarantella mondiale. Scrivo musica certo ma perché, per chi? Il 13 aprile 2020 dovevo andare in scena, per un mese, con lo spettacolo teatrale “Dignità Autonome di Prostituzione”; vivo con quella famiglia e con il regista Luciano Melchionda da circa 8 anni, ed è saltato tutto. Ad oggi è tutto chiuso, siamo il nulla per lo Stato, lo siamo sempre stati, lo sapevamo. Adesso ne abbiamo la certezza. Quindi sì, creo musica, oggetti di design, gioielli – la mia pagina si chiama Madè-, non riesco a stare senza creare. Mi salva lo yoga che esercito quotidianamente, mi salva la bici e le pedalate fino a Bacoli dove mi tuffo anche se l’acqua è ancora freddissima. Mi salvo, scrivo, creo perché sono un sognatore in un mondo fatto di una piccola minoranza i sognatori e da una maggioranza di gente appassita. Comunque ho 8 canzoni, una di queste dice: “Appena faccio na cosa ‘e denari, me ne vaco a Resina o Antignano e m’accatto ‘na nuvola…” Ecco io so accussì.

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