Ferrandino a “Cronache”: “Il Pd tornerà credibile senza chi voleva affossarlo”

L'europarlamentare è sicuro: "Necessario aprire alla società civile. De Luca? Ha tempo per recuperare"

NAPOLI – Se il Movimento 5 Stelle e la Lega si litigano la scena politica nazionale e internazionale, il Pd rischia di restare in panchina ai prossimi appuntamenti elettorali, a partire dalle europee. A meno che la celebrazione dei congressi, il nazionale e il regionale, non segnino una ripresa. Ne discute con Cronache l’europarlamentare dem, che siede nel gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici, Giosi Ferrandino.

Onorevole, il Pd versa in acque stagnanti, crede che le Europee possano segnare un punto di svolta? Come convincerete i cittadini a scegliervi?

Bisogna far emergere le contraddizioni enormi che sono presenti in questo esperimento nel governo Lega-5 Stelle. Bisogna far capire che loro stanno creando un danno a livello nazionale e che esiste un’alternativa credibile.

Però fate fatica a recuperare terreno…

Dobbiamo porci nei confronti dell’elettorato in maniera seria e unitaria con proposte concrete ed europeiste. Nel senso che è assurdo pensare di uscire dall’Europa. Se lo facessimo verremo schiacciati dalla globalizzazione. Ma deve essere anche chiaro che tutto va fatto nella convinzione che questa Europa va cambiata perché così com’è non funziona. Le politiche di austerity purtroppo hanno creato molti disagi negli Stati membri, compresa l’Italia. Dagli ultimi interventi fatti in aula dalla Merkel, e proprio ieri (martedì per chi legge, ndr) da Juncker, è emersa una forma di autocritica, il che non guasta. Probabilmente si è capito di aver esagerato con la politica dell’austerità e che c’è bisogno di maggiore flessibilità. Il Pd deve essere europeista convinto, ma pronto a cambiare le regole attuali. Tutto il resto è solo populismo predicato per ottenere consenso nella nostra nazione. La cosa fondamentale è presentarsi uniti e con proposte credibili, solo in questo modo riconquisteremo gran parte dell’elettorato che abbiamo perso.

Pensa che per evitare la debacle si debba recuperare anche chi ha voltato le spalle al Pd andando via e sposando nuovi progetti, come Leu?

Non credo si debba fare un ragionamento limitato ai partiti. Penso piuttosto ad un coinvolgimento molto forte della società civile, soprattutto a quella parte di società che può dare una mano al Partito Democratico. Servono candidature rappresentative di tutte le categorie e anche, perché no, ad una fascia che guardi a tutto il mondo della sinistra. Ma non un accordo tra partiti, perché non è questo quello di cui abbiamo bisogno adesso. Serve unirsi intorno al nuovo programma per un nuovo corso senza escludere nessuno, ma senza essere obbligati a recuperare chi in passato ha contribuito all’indebolimento del Partito Democratico.

Nelle ultime giornate il massimo che il Pd è riuscito a fare è stato polemizzare sull’ipotesi di eliminare il simbolo dalle liste per le europee. Qual è la sua opinione in merito?

Il simbolo conta poco, ognuno dice la sua tra i candidati. Ma non bisogna dimenticare che già in passato nelle competizioni europee è capitato che si cambiasse il simbolo proprio per rappresentare una fascia più larga. Sono tra coloro che non credono che il simbolo sia un dogma.

Ha visto il video di Di Maio e Di Battista a in cui annunciavano l’intento di chiudere la sede del Parlamento europeo a Strasburgo? Che idea si è fatto?

Ho visto il video, sì, continuano sulla stessa linea per far presa sull’elettorato. Della vicenda della sede a Strasburgo si sta parlando da decenni, tra l’altro il Pd è stato tra quelli che da sempre si è mostrato contrariato di questa soluzione eppure non si è mai sognato di fare propaganda o demagogia. Tra l’altro i 5 Stelle sono presenti da anni a Strasburgo e non hanno mai proferito parola. E’ chiaro che si tratta di mera speculazione politica per cercare racimolare punti per le Europee. Un’uscita estemporanea che non ho apprezzato.

A marzo, a poche settimane delle europee, si terrà il congresso nazionale. Lei sostiene Martina. Ma trova che questa candidatura sia un continuo del segretariato renziano, del quale Martina era il vice?

Martina ha detto parole chiave. Senza rinnegare il passato e quello che è stato fatto visto che sono stati comunque raggiunti risultati enormi in pochissimo tempo. Pensi alle riforme fatte velocemente, forse troppo per essere capite perché italiani non erano pronti. Non si può dire che l’esperienza precedente sia stata negativa, lo ha detto anche Martina. Renzi continuerà a dare il suo contributo al partito perché crediamo che sia una personalità politica di spiccate capacità. Non parlerei di renzismo e antirenzismo, lo stesso Renzi ha dichiarato più volte che non si è mai sognato di fare una corrente e la riprova di tutto ciò è che si è completamente defilato dalle questioni congressuali. Non credo questo sia un tema.

Ci sarebbe da obiettare sul fatto che Renzi non si sia mai sognato di fare una sua corrente… Ma, tornando ai candidati alla segreteria, non sembrano trovare spazio sulla scena politica nazionale schiacciati dai leader del governo Conte. Del Pd si parla più in termini di mancanza di una leadership forte. Secondo lei perché?

L’eredità di una leadership così forte come quella che c’è stata con Renzi non è semplice da ripetere. Ma per attirare di nuovo l’elettorato verso il Pd non si punta più su questo ma sul programma e ad un modo più serio di fare politica rispetto a quello che a cui ci stanno facendo assistere i rappresentanti del governo. Presto gli italiani capiranno, e noi recupereremo consenso, che agli occhi dell’Europa e del mondo siamo ridicoli e l’Italia non merita tutto ciò. Noi dobbiamo proporre un’alternativa seria, una squadra di persone con riconosciute capacità e un profilo internazionale, perché su questo che si gioca la partita. Oggi non contiamo nulla invece sui tavoli internazionali, dobbiamo avere un maggiore peso. Presto avremo molti problemi di natura economica in Italia, più prima che poi dovremo rimettere mano alla manovra per dei correttivi forti.

In Campania il congresso regionale si terrà con il nazionale a marzo. Il suo appoggio va a?

La nostra componente appoggia Leo Annunziata, il sindaco di Poggiomarino. Crediamo che lui possa rilanciare il partito in Campania, è da uomo delle istituzioni.

E se sarà eletto sarà in grado di dialogare con De Luca in vista delle Regionali del 2020?

Dovrà dialogare con tutte le forze presenti sul territorio, con quelle fasce di popolazione che non hanno più trovato accanto a loro il Partito Democratico negli ultimi anni e con le istituzioni locali.

Per le Regionali pensa che il Pd possa giocarsi la partita al pari degli altri, nonostante, al momento, l’operato di De Luca non venga percepito come tra i migliori?

Alle Regionali manca un anno e mezzo, c’è tutto il tempo per portare a termine il programma prospettato all’inizio del mandato. Se c’è qualche défaillance c’è sicuramente tutto il tempo per recuperare. D’altra parte si è molto lontani dalle elezioni, non si conoscono ancora le alleanze né i partiti che saranno in campo. Così come a livello nazionale, auspico, e credo che ci sarà, un ampio fronte insieme al Pd che è quello della società civile da coinvolgere intorno a un nuovo progetto per la Campania.

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