Governo, Franceschini avverte il M5S: “Se rompete stop alleanza”. Domani giorno verità Draghi-Conte

Le parole del ministro della Cultura, uomo forte del Partito Democratico, pesano come un macigno

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse Nella foto: il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini

ROMA“Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5s dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni”. L’avvertimento di Dario Franceschini arriva forte e chiaro dal palco di Cortona, dove si conclude la tre giorni di AreaDem.

Una stoccata, dall’uomo forte del Pd – abituato a centellinare le parole, cucire e mediare sempre dietro le quinte – che pesa come un macigno, alla vigilia dell’incontro tra Mario Draghi e Giuseppe Conte. “A Draghi e Conte chiediamo a entrambi di metterci elasticità e generosità – rimarca – sapendo che nel confronto di domani non hanno in mano solo il destino del governo, ma qualcosa di molto più ampio, ma la prosecuzione della legislatura, l’affrontare le emergenze, il destino della prossima legislatura”.

La tensione tra il premier e il suo predecessore, stando agli umori dei pentastellati, tuttavia, è ancora altissima, con l’opzione di uscita dalla squadra di palazzo Chigi ancora sul tavolo. Il leader M5S ha convocato il Consiglio nazionale per le 13 di domani, sarà quella la sede in cui chiederà il mandato per trattare con l’ex uomo della Bce che invece incontrerà alle 16,30 nella sede della presidenza del Consiglio. Lo spazio di manovra per l’avvocato pugliese è strettissimo, il presidente del Consiglio sui decreti interministeriali per l’invio di armi all’Ucraina, sul Superbonus e sul termovalorizzatore a Roma, non intende discutere e non farà alcun passo indietro.

L’unico tema su cui si potrebbe aprire un confronto è sul reddito di cittadinanza, misura che non dispiace a Draghi ma che deve essere rivista e corretta. Su questo tema oggi è intervenuto anche Beppe Grillo che col suo solito stile tagliente e sarcastico ha difeso la misura principe del Movimento. “Avete ragione voi” il Reddito di cittadinanza “è stato un nostro errore. Basta con questo voler contrastare la povertà. La povertà è un sotterfugio utile per far progredire il Paese. Che i poveri tornino ad essere invisibili e a sbrigarsela da soli!”, scandisce ricordando che ci sono circa 1,5 milioni di nuclei familiari beneficiano del RdC, con 3,3 milioni di persone coinvolte. “Lasciamo i poveri alle loro vite. Così il più forte lavorerà, il più debole sarà rimesso al suo posto e il sistema si auto livellerà”, la provocazione del garante.

Non solo il rapporto col premier – che stando alla confessione del sociologo Domenico De Masi allo stesso Grillo mal digerisce il suo predecessore – per Conte ora si apre un’altra partita quella dell’alleanza con il Pd. Il futuro del campo largo o progressista – che dir si voglia – è strettamente collegato con quando accadrà nell’ufficio di Mario Draghi. Il Nazareno continua sulla strada di protezione di questo esecutivo, leale e convinto che debba durare fino al 2023. Pertanto qualsiasi decisione prenda Conte a cascata coinvolgerà anche l’asse con il Pd.

“Non possiamo andare alle elezioni insieme a chi ha fatto cadere il governo. E questo deve essere molto chiaro. E si brucerà ogni residua possibilità di andare al proporzionale. Perché i nostri avversari, vedendoci divisi, non ci regalerebbero mai il proporzionale. E chiuderebbero ogni spazio possibile, che è già piccolo, per andare a una legge proporzionale”, rimarca il ministro della Cultura, che torna sulla modifica delle regole per voto: “Sarà difficile cambiare la legge elettorale ma dobbiamo provarci fino in fondo” e “dovremo andare in Parlamento e costringere tutti a schierarsi, anche quelle forze che sono per il proporzionale, ma che non lo fanno per paura, come Fi, devono dirlo chiaramente di fronte al Paese”. 

I paletti insomma sono stati piazzati e l’impressione è che il capo di AreaDem abbia distolto lo sguardo da Campo Marzio per ricucire con Roberto Speranza e Pierluigi Bersani: “È ora che tornino nel Pd, serve un percorso di ricomposizione, l’allargamento passa anche attraverso un percorso di ricomposizione”.(LaPresse)

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