Un tecnico alla guida del Governo, l’ipotesi di Mattarella spaventa gli italiani

I cittadini ancora pagano i 529 giorni di Monti

Mattarella
Foto Ufficio Stampa Quirinale/Francesco Ammendola/LaPresse

ROMA (Loredana Lerose) Il mancato accordo tra le forze politiche, rispetto alla formazione di un Governo, porta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a dover valutare l’ipotesi di un governo di tregua affidato ad un tecnico. In disaccordo Luigi Di Maio e il M5S e Matteo Salvini e la Lega. I primi preferirebbero il voto anticipato già a fine giugno, i secondi un accordo di governo con i pentastellati fino a dicembre, il tempo di rimettere mano alla legge elettorale e poi tornare alle urne.

I precedenti del Governo tecnico
La parola ‘tecnico’ richiama nei cittadini l’esperienza recente del governo guidato da Mario Monti, a cui l’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano affidò l’incarico dopo la caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi. Era il 2011 quando Monti venne prima nominato senatore a vita e poi premier. Durante il suo mandato la parola d’ordine è stata austerità. In molti ricordano le lacrime da coccodrillo del ministro Elsa Fornero nell’annunciare la riforma delle pensioni con il conseguente scandalo legato agli esodati. Prima di Monti, solo un’altra volta, nel 1995, l’Italia era stata guidata da un governo tecnico, quello di Lamberto Dini.
E i cittadini?
L’ipotesi che a guidare il Paese, seppur a tempo determinato, possa essere un tecnico, agli italiani non va giù. Troppe volte la politica ha snobbato il loro volere  pagandone lo scotto con il crescente allontanamento dei cittadini dalla politica. Ora, davanti al mancato accordo tra le forze politiche Mattarella non può che proporre una sua soluzione. Qualsiasi decisione rischia di generare malcontento perchè nei fatti i cittadini non vogliono un premier tecnico. E neanche il grande inciucio che vedrebbe insieme vincitori e vinti. Ma se tra le forze politiche in campo nessuna è disposta al compromesso e alla mediazione, c’è poco da fare, una decisione, dopo nove settimane dal voto, va presa.

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