Guerra in Ucraina, giorno 736: con oltre cento “attacchi frenetici dell’esercito russo lungo tutta la linea del fronte” nelle ultime 24 ore, la situazione nel Paese è giunta a un punto critico, riportato con allarme dallo Stato Maggiore della Difesa di Kiev.
In un susseguirsi incessante di violenza, si sono registrati oltre un centinaio di combattimenti in decine di località lungo il fronte ucraino. Le città e i villaggi del Paese, già provati da anni di conflitto, si trovano ora nuovamente nel mirino delle forze russe, che sembrano intensificare il loro assalto in una spregiudicata escalation di violenza.
Ma la portata dell’offensiva non si limita alle frontiere ucraine. Le autorità dell’autoproclamata Repubblica della Transnistria, una regione separatista filorussa situata sul territorio della Moldavia, hanno sollevato l’allarme annunciando la loro intenzione di chiedere “aiuto” a Mosca contro le “pressioni” di Chisinau.
Questa richiesta non è rimasta inascoltata. Il Cremlino ha risposto prontamente, confermando il suo impegno nei confronti della Transnistria e affermando che “proteggere la Transnistria è tra le nostre priorità”. Questa dichiarazione non fa che aggiungere benzina sul fuoco di una situazione già altamente incendiaria, alzando ulteriormente la posta in gioco per la regione e alimentando i timori di un coinvolgimento diretto della Russia in un conflitto che potrebbe facilmente travalicare i confini nazionali.
La comunità internazionale resta in allerta, con numerosi Stati e organizzazioni internazionali che esortano alla massima moderazione e al rispetto del diritto internazionale. Tuttavia, di fronte all’escalation della violenza e alla crescente instabilità della regione, le prospettive di una soluzione diplomatica sembrano sempre più remote.
Nel frattempo, l’Ucraina e i suoi cittadini rimangono stretti nella morsa di un conflitto che sembra non avere fine, con la speranza di una pace duratura che si allontana sempre di più all’orizzonte.
