Guerra in Ucraina, l’ammiraglio Munsch (NATO): “Momento delicato”

Il conflitto che sta insanguinando l’Europa, la difesa dei Paesi dell’Alleanza, lo storico rapporto con Napoli: l’ammiraglio Munsch, che da giugno è alla guida del JFC Naples, ci riceve nella base NATO di Lago Patria

NAPOLI “Il Jfc Naples è tra tutti il comando maggiormente gravato di compiti ardui”: parola del Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa, Generale Tod D. Wolters, che lo ha ricordato in occasione dell’insediamento, lo scorso 27 giugno, dell’ammiraglio Stuart B. Munsch a capo del Comando Interforze Alleato di Napoli. La posizione strategica, il consolidato rapporto con gli Stati Uniti e la sua lunga storia di città di pace fanno di Napoli il cuore pulsante del Mediterraneo. E, in un momento come questo, con l’Europa insanguinata dalla guerra tra Ucraina e Russia, è più che mai un osservatorio privilegiato per tutti i Paesi dell’Alleanza. Per questo abbiamo pensato che un’intervista all’Ammiraglio Munsch, proprio adesso, potesse essere l’occasione giusta per dare ai nostri lettori la possibilità di capire come stanno le cose dalla fonte, senza filtri. Consapevoli della difficoltà di ‘penetrare’ il quartier generale della NATO in Italia, non foss’altro perché, da due anni a questa parte, con l’inizio della pandemia, più nessuno è entrato nell’ufficio del comandante, ci abbiamo provato lo stesso. E l’ammiraglio non si è sottratto al confronto, accettando di buon grado di incontrarci e scegliendo Cronache per parlare, per la primissima volta in assoluto, alla terra che lo ospita. Ci riceve, in mimetica, nel suo blindatissimo ufficio di Lago Patria. E’ sorridente, molto ospitale, sembra una persona serena e risoluta. Caratteristiche auspicabili in chi provvede alla sicurezza e al mantenimento della pace praticamente in mezzo mondo (oltre al comando del Jfc Naples è anche alla guida delle Forze Navali statunitensi di stanza in Europa e Africa).

Jfc Naples di Napoli, insieme a Jfc Brunssum in Olanda e JFC Norfolk negli Stati Uniti è uno dei tre Comandi operativi della NATO che dipendono dal Quartier Generale supremo delle potenze Alleate in Europa. Costituisce il cuore della U.S. Naval Forces Europe e della Sesta Flotta degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Quali sono le più importanti responsabilità operative del comando, per quanto può spiegarcele?
Innanzitutto chiarisco che Jfc Naples non è responsabile delle flotte navali statunitensi di stanza in Europa nè della Sesta flotta, si tratta di due comandi separati di cui io sono il trait d’union. La mia funzione qui è quella di comandante del Jfc Naples, che ha un compito di dissuasione, deterrenza e di difesa del territorio della Nato, oltre ad altre missioni di lunga durata. Noi siamo responsabili dell’area del fianco Sud della Nato, Brunsumm invece difende il fianco Nord e Norfolk la parte occidentale. Ci sono poi, oltre a queste missioni generali di protezione e dissuasione, missioni di altra natura, come quelle che abbiamo portato avanti, da anni ormai, nei Balcani, attraverso la nostra presenza nel Kosovo, a Sarajevo e a Belgrado, e si aggiungono a queste, data la situazione del contingente in Ucraina, i cosiddetti gruppi di battaglia, in inglese “battle group”, di stanza in Romania e Bulgaria. Oltre a questo compiamo anche delle missioni al di fuori del territorio propriamente detto della Nato, ad esempio la missione in Iraq e la missione di supporto all’Africa chiamata African Union Mission.

Siamo in un momento delicatissimo, l’invasione della Russia in Ucraina è probabilmente il momento di tensione più alta dopo la guerra fredda. La NATO sta per includere Svezia e Finlandia, al nord. Quali sono le sfide per l’Alleanza nel Sud Europa e nel Mediterraneo?
La sfida, per la NATO, è quella di adattarsi alla minaccia, man mano che questa cambia o si evolve, anche se lo scopo definitivo è quello di garantire un’attività di deterrenza e di difesa. In passato si è trattato di farlo nei confronti del terrorismo, ora invece dobbiamo confrontarci con la Russia. Come lei senz’altro avrà sentito dire, al termine del recente vertice di Madrid, la Nato è impegnata a difendere costantemente ogni centimetro del territorio dell’Alleanza. Si tratta adesso di cambiare un poco i nostri piani per adattarci a questa nuova minaccia. Per quanto riguarda la Finlandia e la Svezia, il loro arrivo alla Nato non rappresenta un grande cambiamento essendo da lungo tempo partner. Quello che invece è un elemento di novità è la loro adesione all’articolo 5 del Trattato Atlantico, cioè devono sapere che si troveranno a dover difendere gli altri Paesi della NATO in caso di attacco.

Nella sua lunga esperienza, quale momento storico può essere paragonato a quello che stiamo vivendo?
I momenti storici dipendono dall’ambiente contingente nei quali si verificano, tutti i momenti sono unici in termini di tempo e circostanze nei quali avvengono, tuttavia senz’altro questo è il più particolare dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per me, che ovviamente ho cominciato a lavorare in questo settore ben dopo, il conflitto tra Ucraina e Russia è il momento più significativo che abbia mai vissuto qui in Europa. Noi siamo impegnati, e lo saremo sempre, a svolgere i compiti della Nato e a supportare l’Ucraina in questo momento di crisi internazionale.

Pensa che la guerra sarà molto lunga?
Non so quanto durerà, quello che posso dirle è che se durerà a lungo noi continueremo la nostra missione: difendere il territorio della Nato e offrire supporto alla popolazione ucraina. Tenga presente che la Russia ha deciso, ha scelto, di intraprendere questa guerra contro l’Ucraina e quindi, altrettanto di propria scelta, può decidere di porvi fine.

L’Italia sta dimostrando di essere uno dei Paesi più determinati nel sostenere le iniziative della NATO: quale è il suo giudizio sulla postura internazionale del nostro paese?
L’Italia è un membro di lunga data della Nato, oltre a essere un membro fondatore dell’Alleanza. E’ presente in Kosovo, Afghanistan e Iraq e, in passato come adesso, supporta tutte le missioni della Nato. Il territorio italiano ospita noi, Jfc Naples, la Forza di aviazione e altre componenti, quindi il contributo dell’Italia all’Alleanza è eccellente.

Il legame tra Napoli e gli Stati Uniti è solidissimo da decenni. I due popoli sono sempre stati caratterizzati da eccellenti rapporti. Cosa le piace di più della nostra città?
Napoli è una città bellissima, quando ho saputo che sarei stato assegnato a questo comando e ne ho parlato con persone che c’erano già state tutte mi hanno risposto “Ahhh, Napoli”, con sguardo sognante. Quindi sono arrivato qui contento. Tra l’altro anche nella mia famiglia ci sono esperienze di vita che s’intrecciano con Napoli, mio padre è stato membro delle Forze Navali statunitensi e quando poteva gli piaceva molto venire a visitare Napoli, sia per la sua gente che per il cibo. Io sono qui da poco tempo ma mi sono promesso di esplorare quanto prima la città. Sono sicuro che mi piacerà moltissimo. Rimane il fatto che siete dei perfetti ospiti.

Il profilo dell’ammiraglio Munsch: Pentagono, Casa Bianca e poi le missioni all’estero

NAPOLI – L’ammiraglio Stuart Munsch, originario del North Dakota, è a Napoli da giugno. Laureato all’Accademia navale nel 1985 in Ingegneria elettronica, è stato comandante di brigata della sua classe ad Annapolis e campione nazionale e americano nel tiro a segno con la pistola. Selezionato per una borsa di studio Rhodes, ha frequentato l’Università di Oxford e ha conseguito un Bachelor of Arts e un Master of Arts in Filosofia, Politica ed Economia. Successivamente è stato selezionato per una borsa di studio alla Casa Bianca.
Per quanto riguarda gli incarichi operativi, Munsch ha prestato servizio in quattro sottomarini e su una portaerei. È stato al comando di un sottomarino, di uno squadrone di sottomarini e di tutte le forze navali degli Stati Uniti impegnate nelle operazioni belliche sottomarine nell’area che va dal Canale di Suez verso la linea internazionale del cambio di data a est. Quanto agli incarichi di staff, Munsch ha prestato servizio nel Comando degli Stati Uniti del Pacifico, nello staff della Marina Militare, nell’ufficio del Segretario della Difesa e, più recentemente, allo Stato Maggiore Congiunto, dove è stato responsabile dei futuri concetti di combattimento. Tra le onorificenze che gli sono state riconosciute la medaglia “Defense Distinguished Service” (due riconoscimenti), la medaglia “Navy Distinguished Service”, la medaglia “Defense Superior Service”, la Legione al Merito (5 riconoscimenti) e numerosi altri premi condivisi con i compagni di bordo.


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