I Consigli comunali di Torino e Milano approvano la candidatura olimpica

Sala attacca il governo: "In cinquanta giorni, non ho sentito ancora un ministro"

Foto LaPresse - Ermes Beltrami
di Silvia Caprioglio

MILANO (LaPresse)Torino e Milano hanno detto sì. I Consigli comunali delle due città hanno approvato una delibera per la candidatura a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Il Coni chiedeva che fosse “piena e incondizionata”. Nel capoluogo torinese – dove la sindaca Chiara Appendino ha rischiato di veder crollare la sua maggioranza – a votare a favore, su 31 presenti, sono stati in 22. 8 gli astenuti e un voto contrario, su un totale di 40 consiglieri comunali. Recepiti anche due emendamenti presentati dalla Appendino, relativi alla richiesta di un’analisi costi benefici. Ciò, da parte del governo o di un ente terzo designato da questo e alla limitazione delle sinergie alle sole località dell’area metropolitana torinese. Certamente più compatto il fronte milanese dove, su 48 consiglieri, erano presenti in 38, 36 a favore e due astenuti.

“Al di là di come andrà a finire, il consiglio comunale di Milano ha già vinto”, il commento di Sala. Che ha ribadito di continuare a manifestare “la disponibilità a lavorare in combinazione con altre candidature”. Secco il no della prima cittadina pentastellata. “Non riesco a capire perché dovremmo dire sì a un’alleanza che penalizzerebbe il nostro territorio”, ha rimarcato, e a scanso di qualunque equivoco: “Le Olimpiadi con Milano noi non le vogliamo fare”. Una chiusura che potrebbe anche essere un salvacondotto per evitare il grande evento, vista la contrarietà di una fetta consistente della base del Movimento e di parte della maggioranza stessa in Sala rossa, nonché alla luce di quella che parrebbe la preferenza del Comitato Olimpico per Milano.

Certo i vertici 5 Stelle non hanno nascosto l’endorsement per Torino, da Di Maio a Toninelli e Fraccaro. Tanto che il dem Sala ha lanciato la stoccata

“Ho sempre detto che questo governo è legittimato e che bisogna farlo lavorare. Ma ormai lavora da cinquanta giorni e non ho sentito ancora un ministro. Tanto meno il presidente del Consiglio, che abbia manifestato l’intenzione di capire meglio Milano”, ha sferzato dai banchi del Consiglio comunale prima del voto, “sono passati 50 giorni e non ho visto a oggi l’attenzione che ritengo questa città meriti”, “io chiedo rispetto per Milano”. Una designazione figlia di un condizionamento politico e che non tenga conto della reale possibilità che le candidate hanno sarebbe “inaccettabile”, ha attaccato Sala, “una macchia per il nostro Paese”.

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