I riflettori della Dda sul cimitero dopo il pentimento di Nicola Schiavone

Le dichiarazioni del figlio del boss

SAN CIPRIANO D’AVERSA – La piazzola per i rifiuti durante l’emergenza, i lavori al cimitero di Casal di Principe e gli appalti a Villa Literno e a Sant’Arpino: sono alcuni degli affari, gestiti dai fratelli e imprenditori Pasquale e Giuseppe Mastrominico, analizzati negli ultimi anni dalla Dda. Ma dopo le dichiarazioni di Nicola Schiavone, la procura distrettuale ha acceso i riflettori anche su un altro business: “Sono a conoscenza – ha riferito il figlio del capoclan Sandokan – che i Mastrominico ebbero i lavori di rifacimento del cimitero di San Cipriano d’Aversa sulla base di un accordo gestito da Raffaele Diana detto ‘Rafilotto’ e che nel tempo avrebbe dovuto assicurare una quota di 300mila euro al gruppo sanciprianese”.

Sono informazioni che Schiavone ha reso al pm Antonello Ardituro nel gennaio dell’anno scorso. L’interrogatorio del pentito è stato depositato nei mesi scorsi nel processo d’appello proprio a carico dei due fratelli, accusati di concorso esterno al clan dei Casalei. “Sono a conoscenza della cosa – ha aggiunto il collaboratore di giustizia – anche perché quando fu arrestato Raffaele Diana, Nicola Panaro, mio cugino, voleva estromettere Rafilotto dall’operazione”. Ma fermarlo sarebbe stato proprio il primogenito di Francesco Schiavone. “Fui io a dirgli che gli impegni andavano rispettati anche quando qualcuno veniva arrestato. E così fu. La vicenda fu oggetto pure di una discussione tra me, Panaro e Michele Zagaria”.

Anche l’episodio sanciprianese va a confermare come tra Schiavone e il boss di Casapesenna Capastorta i rapporti erano a dir poco tesi. La rottura definitiva avviene con l’agguato che costò la vita ad Antonio Salzillo, nipote del boss Antonio Bardellino, e Clemente Prisco. Gli investigatori stanno vagliando l’ipotesi che il ritorno in provincia di Caserta del parente del fondatore dei Casalesi sia stata una mossa di Zagaria per indebolire Nicola Schiavone. E quest’ultimo avrebbe reagito ordinandone la morte. L’assassinio si verificò nel marzo del 2009. Le frizioni erano nate qualche mese prima con l’omicidio di Michele Iovine (ritenuto dalla Dda referente del clan su Casagiove e su parte di Caserta), che invece avrebbe commissionato proprio Zagaria per occupare criminalmente quel territorio. Schiavone e Capastorta sarebbe stati vicini a scatenare una guerra, con tentativi di eliminarsi a vicenda. Tornando ai Mastrominico, il processo a loro carico, che coinvolge anche l’ex sindaco Enrico Fabozzi, riprenderà a settembre. Nel collegio difensivo gli avvocati Vittorio Giaquinto, Francesco Picca e Mario Griffo.

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