Il pentito: Ferraro garantì che Nuzzo e Marcello erano a disposizione del clan

L'ex sindaco e già magistrato è stato assolto in Appello con formula piena. Marcello, invece, è ancora a giudizio (primo grado) per concorso esterno alla camorra del Litorale

Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere

CASTELVOLTURNO – “Tonino Scalzone è andato bene”: parole di Francesco Nuzzo. Le ha dette in aula, mentre era in piedi tra il pubblico, chiacchierando con Raffaele Gravante. Un po’ come succede all’università, quando i colleghi di corso commentano l’esame del compagno. Più che l’esaminato, però, l’ex sindaco ieri mattina è stato l’argomento della prova affrontata da Tammaro Diana, ex esponente del clan Bidognetti. E sarebbe ‘andato bene’ perché il pentito, in sostanza, nei suoi racconti, l’ha tirato in ballo poco e niente.

Francesco Nuzzo (assolto in Appello)
Nuzzo già assolto, ma in tribunale “per solidarietà”

Nuzzo, altro ex primo cittadino castellano, già magistrato a Cremona, con quel processo non ha più nulla a che fare. Nel 2010 fu coinvolto nella stessa inchiesta che fece tremare la politica del Litorale, trascinando a giudizio proprio Scalzone e Gravante. Le loro strade giudiziarie però negli anni scorsi si sono divise: il togato preferì il rito abbreviato e qualche mese fa ha incassato l’assoluzione piena in Appello. Gli altri, invece, stanno ancora affrontando il dibattimento. Nonostante per Nuzzo sia un capitolo chiuso, in udienza, ieri mattina, con le sue occhiali e la chioma riccioluta, è voluto esserci comunque “per solidarietà”.

Lorenzo Marcello (a processo per concorso al clan)

“L’ottanta per cento delle cose che ha detto (Diana, ndr.)- ha continuato Nuzzo parlando con l’amico – sono false. Potremmo querelarlo”.

La riunione nei pressi del Jambo

Assoluzione a parte, il collaboratore, rispondendo alle domande del pm Alessandro D’Alessio, ha chiamato in causa proprio l’ex magistrato e quello che nel 2005 sarebbe diventato il suo vicesindaco, Lorenzo Marcello. “Ci fu un incontro nei pressi del centro commerciale Jambo. Era il 2004”. Tra i temi di quel meeting c’era un terreno usato da uno zio di Diana. “Era il colono, Luigi Guida mi chiese di fargli togliere il vincolo”.

Tammaro Diana (collaboratore di giustizia)

Stando al suo racconto sarebbe servito ad un notaio. Alla riunione, ha ricordato il pentito, c’erano Raffaele Bidognetti, Francesco Diana detto ‘Salvi’, Nicola Verolla e Giuseppe Diana. Ad un certo punto – ha proseguito il collaboratore – venne anche Nicola Ferraro. Parcheggiò nel Jambo. Scavalcò il muretto basso che delimitava il terreno dal parcheggio. Ricordo che era basso, perché per il suo peso uno più alto non avrebbe potuto saltarlo”. E l’intervento di ‘Fucone’, ex consigliere regionale, sarebbe stato incentrato sulle politiche di Castelvolturno. “Garantì che Nuzzo e Lorenzo”, candidati alle amministrative del 2005, “sarebbero stati a disposizione del clan”. Nella scorsa udienza, prima di Diana, venne interrogato Gaetano Vassallo.

Antonio Scalzone (a processo per concorso al clan)
Gli imputati

Il processo, dinanzi al collegio presieduto dalla giudice Maria Francica, riprenderà a marzo per ascoltare un altro collaboratore di giustizia e imputato, Francesco Diana ‘Salvi’. A giudizio, oltre Scalzone e Marcello, accusati per concorso esterno, tra gli imputati ci sono anche Raffaele Gravante, che risponde di associazione mafiosa, Tammaro Diana ed Antonio Di Tella, ritenuti dalla Dda responsabili di estorsione, Vincenzo Cassandra, ex capo della municipale, Giovanni Graziano, Gino Fulco e Giovanni Cassandra, accusati a vario titolo di falso e corruzione. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferdinando Letizia, Enzo Di Vaio, Giovanni Cantelli, Claudio Sgambato, Giuseppe Stellato e Paola Coen.

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