Il senso dell’esistenza

Vincenzo D'Anna, già parlamentare

Da oggi fino al 25 agosto si apre il consueto meeting di Rimini, da oltre quarant’anni punto di incontro della cultura politica e sociale dei giovani cattolici che seguono l’insegnamento di don Luigi Giussani, il prete fondatore di Comunione e Liberazione. Quest’ultima è un movimento ecclesiale di educazione alla fede cristiana, che non finisce ad una certa età, ma continua, si rinnova e sempre si approfondisce. Una lettura del Vangelo tutta protesa al servizio verso il prossimo, all’impegno sociale, secondo la dottrina sociale della Chiesa dettata da Papa Leone XIII nella Rerum Novarum, enciclica elaborata, alla fine dell’Ottocento in alternativa alle tesi del socialismo massimalista e del liberalismo utilitaristico. Chiunque può aderire a CL facendo proprie le proposte che invitano all’approfondimento personale della fede. Unico obbligo: la preghiera, la partecipazione ai Sacramenti, la recita dell’Angelus. Insomma: cattolici convinti e militanti che non disdegnano di cercare alla luce del sole un’originalità di vita ispirata alla Parola di Gesù ed all’opera di servizio. In questa ottica sono state fondate cooperative di servizio ed altre strutture similari chiamate ad intervenire in vari ambiti di bisogno e di disagio sociale e che hanno assunto, con il tempo, anche una rilevante dimensione economica. Ogni anno il meeting propone come tema una frase di riflessione in base alla quale si sviluppano dibattiti, si approfondiscono opere di intellettuali e di vari artisti cristiani. Spesso all’apertura dell’evento interviene anche il presidente del Consiglio che si sottopone al “fuoco di fila” delle domande dei giovani presenti. Non mancano altri ospiti politici che per loro storia (e pratica) sono in sintonia con le tesi di fondo del movimento. Diversi sono stati i tentativi di affibbiare alla creatura di don Giussani una guida politica, un orientamento che facesse capo ad un partito oppure ad un leader, quasi sempre democristiano oppure di centrodestra, ancorché le opere di Comunione e Liberazione vadano ben oltre il recinto ideologico rimanendo sostanzialmente testimonianza ecclesiale. Quest’anno il tema prescelto è: “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, frase estrapolata da un testo scritto da don Luigi Giussani negli anni ‘60 del secolo scorso sullo Spirito Santo. Una frase ermetica e di difficile interpretazione ma che, sinteticamente, richiama ad una visione dell’esistenza che non può fare a meno del prossimo, dell’amicizia intesa come accoglienza e disponibilità verso chiunque. Insomma: la vita ha un senso solo se, una volta scelta la propria strada riflettendo sui valori a cui ispirarla, si decide di condividerla ed arricchirla nel rapporto amicale con i propri simili. Solo un’utopia? una rasserenante bugia? un sogno? Interrogativi leciti visto il contesto nel quale è immerso attualmente il nostro mondo. Il rischio infatti, c’è tutto ed è proprio questa la base della riflessione e del confronto di Rimini. I rapporti umani nell’era della spersonalizzazione e della comunicazione digitale, dell’alienazione esistenziale, del relativismo morale, della cancellazione della vecchia scala di valori etici e l’introduzione delle idee “emancipanti”, inoculate sotto pelle ai giovani mediante il “politicamente corretto”, depongono perché il proposito sia, appunto, una bella utopia. Di che cosa stiamo parlando? Del sovvertimento della distinzione tra i generi, dell’accettazione di pratiche sessuali create “ad nutum” per poi divenire valevoli e vincolanti per tutti, della velocizzazione dei messaggi sui social network pieni di notizie ma privi di riflessioni, della continua demolizione del sapere, che oggi riduce un liceale a conoscere sì e no un quarto dei vocaboli in uso rispetto a 30 e passa anni orsono e quindi la ridotta capacità di esprimere il pensiero. Tutto questo depone perché il proposito resti un sogno. Ecco che allora l’invito alle nuove leve è quello di leggere i libri dei pensatori che hanno coltivato una visione cristiana dell’esistenza. I vari Maritain, Mounier, Rosmini, Sturzo. Personaggi purtroppo smarriti nel deserto culturale in cui versa la scuola italiana, ormai ridotta ai minimi termini per i programmi proposti agli alunni. Tuttavia il meeting propone la conoscenza di un intellettuale come Charles Pegui la cui vita e le cui idee sembrano, per certi versi, sovrapponibili a quelle praticate e predicate da don Giussani. Socialista in gioventù, amico di Leon Blum, padre del socialismo francese, Pegui si convertì infatti al cristianesimo ampliando le proprie vedute oltre quell’ideologia, oltre la dottrina impositiva della forzata eguaglianza intesa come giustizia, della negazione delle libere individualità di cui si compone la società che non è mai omologabile. Pegui scelse la via del bene sociale come testimonianza di fede, scoprendo che la carità cristiana è ben oltre la solidarietà, che una vita vissuta liberamente senza ideologie totalizzanti è certamente ben spesa. In parole povere: solo chi si poneva l’interrogativo di quale senso e finalità dovesse avere la propria esistenza avrebbe scoperto che essa ha bisogno degli altri e che questi altri vanno trattati con il sentimento dell’amicizia. Ebbene, scrivere queste cose di questi tempi è tanto facile quanto inutile! Consoliamoci: agli albori del secolo scorso, quando le ideologie e le aristocrazie che reggevano gli imperi ancora si scontravano con guerre di sopraffazione, sarebbe stato addirittura impossibile. Ricordiamoci questa lezione: ci servirà nel tempo in cui siamo a declinare l’avere e non l’essere ed il senso da dare alla nostra epidermica esistenza.
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