Ilva, Di Maio non annulla la gara e rende pubblico il parere dell’Avvocatura. Calenda: “Si dimetta”

Il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha messo fine alla vicenda Ilva. Bufera sulla pubblicazione del parere dell'Avvocatura. Calenda chiede le dimissioni del pentastellato

ROMA – Chiusa la vicenda Ilva. l ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha messo formalmente fine al procedimento avviato sulla gara di aggiudicazione dell’Ilva. L’ha fatto disponendo “di non procedere all’annullamento”. Lo si legge nel documento pubblicato sul sito del Mise e inviato alla società ‘Am Investco Italy’ e ai commissari Ilva, nel quale si richiama l’accordo con i sindacati siglato due giorni fa. Questo vuol dire che ArcelorMittal, colosso industriale mondiale, operante nel settore dell’acciaieria, entrerà negli stabilimenti Ilva nei prossimi giorni, in quanto nuovo proprietario. Nel diffondere la notizia del m ancato annullamento della  gara, il vice premier del Movimento 5 Stelle ha diffuso anche il Parere dell’Avvocatura.

Il parere dell’Avvocatura

Di Maio ha pubblicato sul sito del ministero il parere dell’Avvocatura generale dello Stato, che ha di fatto legato la decisione di annullare o meno la gara alla valutazione dell’interesse pubblico. “La mancata valutazione della nuova offerta in rilancio formulata da Acciai Italia (antro concorrente in gara per Ilva) può assumere rilievo di quell’eccesso di potere che sarebbe uno dei due presupposti per annullare la gara. Ma la possibilità di annullare deve ancorarsi ad un interesse pubblico concreto ed attuale, particolarmente corroborato”, si legge nel documento. Un ancoraggio che mancherebbe, tanto da portare Di Maio a chiudere la vicenda senza annullare la gara.

L’attacco di Calenda

Il predecessore di Di Maio Carlo Calenda non ha perso l’occasione per passare all’attacco, chiedendo ‘la testa’ del vice premier. “Chiaro ora perché Di Maio ha tenuto segreto il parere. L’Avvocatura conferma in pieno il parere precedente sui rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto l’interesse pubblico. In un Paese serio un ministro che distorce un parere istituzionale si dimette”, ha dichiarato l’ex ministro.

 

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