In fuga con due pistole cariche nel bunker dei De Micco, presi

I cugini Mattia e Federico Ottaiano sono ritenuti vicini ai ‘Bodo’

Mattia e Federico Ottaiano

NAPOLI – Quando le armi sono a disposizione, non è mai un buon segno. Non c’era certo bisogno di un ennesimo sequestro di armi a Ponticelli per capire che soffiano venti di guerra, ma il fatto che piccoli arsenali vengano spostati potrebbe essere un ulteriore campanello d’allarme. L’ultima operazione risale alla mattina di martedì, quando gli agenti del commissariato Ponticelli hanno notato in via Luigi Crisconio, storica roccaforte del gruppo De Micco, diverse persone dall’atteggiamento sospetto che, alla loro vista, si sono date alla fuga. Inevitabile che ne nascesse un inseguimento nel corso del quale i poliziotti hanno bloccato un primo giovane che si era disfatto, lanciandola in un’aiuola, di una pistola Beretta 92FS completa di caricatore con 8 cartucce, mentre un secondo giovane è stato bloccato poco più avanti in un garage dove aveva tentato di nascondersi. Quest’ultimo era in possesso di una pistola a tamburo Franchi-Llama completa di caricatore con 6 cartucce. Inoltre, all’interno di un locale hanno rinvenuto una pistola Bruni Beretta a salve con tappo rosso e priva di cartucce. Federico Ottaiano e Mattia Ottaiano, cugini di 23 e 18 anni e volti noti alle forze dell’ordine, sono stati arrestati per porto abusivo e ricettazione di armi. Ma chi sono i cugini Ottaiano. Le forze dell’ordine li indicano come vicini agli ambienti del gruppo dei ‘Bodo’. Il più giovane, infatti, è il figlio di Giovanni Ottaiano, un soggetto ritenuto inserito nell’organizzazione capeggiata dai fratelli De Micco. L’uomo fu coinvolto nella maxi operazione che, nel 2017, mise in ginocchio il gruppo alleato con i De Martino. I magistrati ricostruito i ruoli che gli indagati avrebbero avuto nell’organizzazione: una catena gerarchica strutturata in ‘maniera’ militare, una sorta di piramide al cui vertice c’era Luigi De Micco (“il capo serve a questo, a pensa re”, avrebbe detto ai suoi). Il provvedimento fu eseguito nei confronti di 23 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, ricettazione e incendio, con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno consentito di ricostruire l’ascesa del clan De Micco, un tempo costola del clan Cuccaro che, dal 2012, si è imposto nel quartiere dei Ponticelli con un struttura gerarchica, controllo del territorio, gestione delle piazze di spaccio e attività estorsive. “Il gruppo dei De Micco è agguerrito. Si è fatto largo a suon di spallate ai Cuccaro e agli ex Sarno – riferiscono gli investigatori – La droga e le estorsioni sono i principali business. Abbiamo monitorato ben 80 piazze di spaccio gestite da loro. Senza contare il ‘pizzo’ chiesto alle bancarelle delle sigarette e ai negozi, ma pure ad alcuni spacciatori”. Un profilo che parla di un’organizzazione agguerrita che, tuttavia, in questi ultimi mesi, sta vivendo una fase di recessione e combatte una faida. Ricordiamo lo scontro con D’Amico come uno dei più sanguinosi degli ultimi anni. Una guerra, quella tra i due clan, che non ha risparmiato ‘colpi di scena’ come l’omicidio di Nunzia D’Amico, ultima reggente del ‘Parco Conocal’.

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