Inchiesta Open, Renzi: “Verità arriverà nel 2027, io rispondo colpo su colpo”

"Sul processo Open sarà il Tribunale a dire la parola definitiva".

Matteo Renzi (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse )

ROMA – “Sul processo Open sarà il Tribunale a dire la parola definitiva. L’udienza preliminare sarà il 4 aprile 2022. Di solito, tra l’udienza preliminare e la Cassazione, passano cinque anni, dunque avremo la verità nel 2027. Mettetevi comodi, noi non abbiamo fretta. Perché chi ha ragione non ha fretta”. Così nella sua e-news il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, tornando ad affrontare il caso legato all’inchiesta sulla Fondazione Open. “La politica dovrebbe occuparsi di energia, bollette, inflazione. Come ha detto Roberto Cingolani, il rischio è che il Pnrr sia tutto mangiato dall’aumento dei costi. Eppure io sono costretto, una volta di più, a parlare di giustizia. I pm di Firenze, da tre anni, frugano nella vita mia e di tanti miei amici alla ricerca di reati che non ci sono – scrive ancora Renzi -. La Cassazione, non io, ha detto che i sequestri operati finiscono per avere una ‘non consentita funzione esplorativa’. Eppure, i pm vanno avanti. La richiesta di rinvio a giudizio, attesa e scontata, è stata accompagnata da una forte eco mediatica, tanto per cambiare. Perché chi non ha le prove preferisce fare i processi sui giornali. Quando si arriva in tribunale, poi, è più complicato”, aggiunge mettendo poi “in fila le cose”: “Di cosa siamo accusati? Di aver rendicontato i soldi, tutti trasparenti, leciti e bonificati, della fondazione, secondo il modello della fondazione. I pm dicono: ‘eh no, la Leopolda non era organizzata da una fondazione ma era un’iniziativa del partito’. E dunque bisognava registrare i soldi seguendo il modello dei partiti e non delle fondazioni. Cosa cambia nella sostanza? Praticamente nulla. Se mai fosse reato sarebbe un reato formale e bagatellare. Ma la realtà è che non è un reato. Perché chi è stato alla Leopolda sa che la Leopolda, ad esempio, non voleva le bandiere del Pd ma era una iniziativa più ampia, aperta e libera”. “Davanti a questa accusa minuscola – prosegue Renzi -, i pm di Firenze hanno speso centinaia di migliaia di euro senza provare alcunché ma realizzando quello che la Cassazione (non io) definisce ‘un inutile sacrificio di diritti’. Dunque, se qualcuno ha criticato i pm di Firenze, non sono stato io ma i giudici della Cassazione. E non è un caso che i pm di Milano o Roma, in analoghe inchieste, abbiano evitato di usare gli stessi metodi dei pm fiorentini”.

“Quando è uscita la notizia” della richiesta di rinvio a giudizio, prosegue Renzi nella sua e-news, “e i social/media/talk hanno ricominciato con il processo pubblico contro di noi, ho deciso di reagire” e quindi “ho firmato una denuncia contro i pm di Firenze”, “ho detto che non mi fido di questi magistrati”, e il riferimento al procuratore capo Creazzo, al procuratore aggiunto Turco e al procuratore Nastasi. “L’Associazione Nazionale Magistrati dice che con le mie denunce rischio di ‘appannare’ l’immagine e la figura dei giudici – ricorda il leader di Iv -. Io credo che se questi magistrati sono appannati agli occhi dell’opinione pubblica (questi magistrati e non altri) non dipende da quello che dico io ma da quello che hanno fatto loro”. “La verità è che pensavano di tenermi sotto schiaffo per cinque anni, zitto e buono. Impaurito – evidenzia – Perché fare un processo non è una passeggiata. Ma io ho il mio carattere, e nelle difficoltà tiro fuori tutta l’energia che vorrebbero comprimere. Vogliono silenziarmi? E io vado in TV non ad attaccare i magistrati ma a leggere gli atti ufficiali. Atti scritti da altri magistrati. Vogliono impaurirmi? E io rispondo colpo su colpo, senza lasciar cadere un solo argomento”. “Non si molla di un solo centimetro. E si risponde botta su botta, colpo su colpo”, conclude Renzi.

LaPresse

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