Israele rinvia la demolizione del villaggio ‘scuola di gomme’

Il centro beduino di Khan al-Ahmar si trova a est di Gerusalemme, fra due colonie, lungo la strada che porta al Mar Morto, e vi abitano 200 persone. Le autorità israeliane accusano i beduini di essersi stabiliti lì illegalmente

LP / AFP PHOTO / JALAA MAREY

KHAN AL-AHMAR (LaPresse/AFP) – Il villaggio beduino di Khan al-Ahmar in Cisgiordania, dove si trova la ‘scuola di gomme’ creata su iniziativa della ong italiana Vento di terra, sarà demolita. Ma Israele ha rinviato di “diverse settimane” l’applicazione dell’ordine di demolizione.

Israele temporeggia

La decisione è stata presa dal Gabinetto di sicurezza israeliano “per permettere ai negoziati con gli abitanti di progredire, in vista di una evacuazione volontaria”. Lo ha fatto sapere l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

“L’obiettivo è dare una chance ai negoziati e alle proposte che abbiamo ricevuto dalle diverse parti, anche negli ultimi giorni”, ha spiegato il premier. Garantendo, prima di incontrare a Gerusalemme il segretario Usa al Tesoro Steven Mnuchin, che “non ho intenzione di rinviare all’infinito ma per un periodo breve e limitato”.

Il dialogo tra i due ministri

Questa rassicurazione, però, non è bastata a mettere al riparo Netanyahu dalla collera dei suoi due principali alleati nella coalizione di governo. Tanto il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, quanto il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett si sono detti contrari al rinvio. In particolare Bennett ha affermato che la legge va fatta rispettare “anche se la comunità internazionale vi si oppone e minaccia”.

200 persone abitano il centro beduino

Il centro beduino di Khan al-Ahmar si trova a est di Gerusalemme, fra due colonie, lungo la strada che porta al Mar Morto, e vi abitano 200 persone. Le autorità israeliane accusano i beduini di essersi stabiliti lì illegalmente e all’inizio di settembre la Corte suprema israeliana aveva dato il via libera alla demolizione. Dando tempo agli abitanti fino al 1° ottobre per andare via e demolire il villaggio. Cosa che non hanno fatto. E mercoledì il procuratore della Corte penale internazionale aveva avvertito Israele che una “evacuazione forzata” rischiava di costituire un “crimine di guerra”.

Anche l’Ue monitora la vicenda

La sorte di questo centro abitato ha sollevato la preoccupazione di diversi Paesi, fra cui otto membri dell’Unione europea, che a settembre hanno lanciato un appello a Israele “a rivedere la sua decisione”. Dopo la decisione della Corte suprema sono sorte numerose iniziative informali per trovare un compromesso. Lo spiega ad AFP uno degli avvocati della comunità beduina, Tawfik Jabarine. “Le nostre proposte sono basate su ciò che abbiamo detto alla Corte. Cioè che siamo disposti a spostarci qualche centinaio di metri più a nord”, ha spiegato. Precisando che Tel Aviv non ha ancora risposto a questa offerta.

Una decisione controversa

Per le organizzazioni ostili all’occupazione israeliana, come pure per Ue e Onu, la questione supera la questione del villaggio in sé. A loro parere è in gioco il futuro di migliaia di altri beduini in Cisgiordania. I difensori del villaggio dei beduini temono che la distruzione di Khan al-Ahmar possa aprire la strada alla costruzione di nuove colonie in un settore strategico. Questo permetterebbe a Israele di ampliare i suoi blocchi intorno a Gerusalemme. Restringendo l’accesso dei palestinesi di Cisgiordania a Gerusalemme Est e rendendo ancora più lontana l’ipotesi della creazione di uno Stato palestinese.

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