Istat, giovani ‘neet’: Italia prima, seguita da Grecia, Bulgaria, Romania e Croazia

I 'neet' sono quei giovani che con il diploma di scuola media, superiore o addirittura con una laurea risultano essere fuori sia dallo studio di formazione che dal mondo del lavoro

Foto LaPresse/Matteo Corner

ROMA – Italia maglia nera dei giovani ‘neet’, seguita da Grecia, Bulgaria, Romania e Croazia. E nel Belpaese più si scende verso sud e più aumentano con la Sicilia in testa a questa particolare classifica, seguita da Campania e Calabria

Chi sono i neet

“Essere Neet (Not in education, employment or training) – spiega il presidente di Unicef Italia Francesco Samengo. – ovvero non studiare, non lavorare, né seguire percorsi di formazione, è una condizione di disagio ed esclusione sociale, che priva i ragazzi e le ragazze di una possibilità di futuro, lasciandoli indietro”

Il progetto

Il progetto ‘Neet Equity – non siamo in fuori gioco’ – che si rivolge a 300 giovani nella fascia d’età tra tra i 16 e i 22 anni, ovvero dalla scuola secondaria al mondo del lavoro, ha preso il via nel maggio 2018 e si concluderà nel 2020.

La finalità

Il progetto di Unicef Italia si prefigge lo scopo di “migliorare la capacità dei territori nel costruire politiche attive e partecipate, capaci di includere tutti. “Con questo progetto – continua Samengo – vogliamo migliorare la capacità di un territorio di fare sistema nel costruire politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani Neet e valorizzare e dare forza”

I dati

Secondo i dati Istat nella fascia di età 15-29 anni i net risultano essere il 23,4% (2.116.000) dei giovani della stessa età presenti sul territorio. In Europa l’Italia che presenta una media del 12,9%, è maglia nera, ovvero al primo posto, seguita dalla Grecia (19,5%), Bulgaria (18,1%), Romania (17%) e Croazia (15,6%). Invece le nazioni con il tasso di neet più contenuto sono i Paesi Bassi (5,7%), la Svezia (7%) e Malta (7,4%).
Nel Belpaese la regione con più alto numero di neet è la Sicilia con un’incidenza del 38,6% della popolazione. A seguire la Calabria (36,2%) e la Campania (35,9%).

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