La Grecia esce dal piano di salvataggio. Ma restano i segni di 8 anni di austerità

Martedì il discorso ufficiale del premier Tsipras

People hold flags of Greece ahead of a demonstration to urge the government not to compromise in the festering name row with neighbouring Macedonia, on February 4, 2018 in Athens. / AFP PHOTO / LOUISA GOULIAMAKI

ATENE (LaPresse/AFP) – La Grecia uscirà domani dal terzo e ultimo piano di salvataggio internazionale. Dopo Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro, era l’ultimo membro dell’Eurozona a beneficiare di un programma di aiuti internazionali dopo la crisi. Un traguardo, senz’altro, al quale però il Paese arriva portando i segni di otto anni di austerità.

Tre programmi di aiuto alla Grecia

Nei tre programmi di aiuti che si sono succeduti – nel 2010, 2012 e infine 2015 – i creditori internazionali della cosiddetta Troika, composta da Ue, Bce e Fmi, hanno prestato ad Atene un totale di 289 miliardi di euro. Ma le riforme economiche che hanno chiesto in cambio hanno portato il Paese quasi in ginocchio. In otto anni un quarto del Pil è evaporato, la disoccupazione è arrivata a superare il 27% nel 2013. E durante la crisi sono circa 300mila i greci emigrati(su una popolazione totale di circa 10 milioni). Adesso, l’economia sta di nuovo crescendo e a maggio la disoccupazione, per la prima volta dal 2011, è tornata al di sotto del 20%.

Il premier Alexis Tsipras e il suo allora ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, quando arrivarono al governo a gennaio del 2015, provarono ad alleviare le condizioni del secondo programma. Ma, nonostante il netto ‘OXI’ dei greci ai creditori internazionali nel referendum del 5 luglio 2015, con il rischio di un’uscita di Atene dall’euro Tsipras fu costretto a firmare un terzo programma di salvataggio.

L’uscita dal piano di salvataggio

“La crisi della zona euro è finita…il 20 agosto è l’epilogo”, ha detto questa settimana Klaus Regling, direttore generale dell’Esm (il meccanismo europeo di stabilità) in un’intervista a Der Spiegel. Tuttavia il miglioramento degli indicatori economici non si traduce ancora in miglioramenti tangibili nella vita quotidiana dei greci. Proprio per questo, nessun trionfalismo da parte del governo verrebbe visto di buon occhio. Tanto meno dopo i tragici incendi di luglio a Mati, vicino Atene, in cui sono rimaste uccise 96 persone.

Il 22 giugno, il giorno dopo la conferma da parte dei creditori che i risultati della Grecia le permettevano di uscire dai piani di aiuti e di ottenere condizioni più vantaggiose per il rimborso dell’enorme debito (che è pari al 180% del Pil), Tsipras aveva esultato. Indossando per la prima volta una cravatta – come al suo arrivo al potere aveva promesso che avrebbe fatto in caso di accordo appropriato sul debito con i creditori – il premier della sinistra radicale aveva detto che “giorno dopo giorno l’incertezza sarà sostituita dalla stabilità, il pericolo dalla sicurezza”. Ma gli incendi del 23 luglio hanno senza dubbio pesato sul suo governo.

Il discorso del premier Tsipras

Secondo la stampa vicina al governo, Tsipras si limiterà a tenere un discorso in tv martedì. Il quotidiano d’opposizione Ta Nea, dal canto suo, sabato ha sintetizzato la situazione con questo titolo: ’21 agosto, ora zero. Il salvataggio è finito, l’incubo continua’.

In Grecia le prossime elezioni legislative sono in programma per settembre del 2019, ma Tsipras potrebbe anticiparle a fine maggio. In modo da farle coincidere con le europee. Intanto sull’esecutivo aleggia un’incertezza. Il partner di coalizione Panos Kammenos, capo del piccolo partito nazionalista Greci indipendenti, minaccia di ritirarsi se verrà ratificato l’accordo raggiunto a giugno con la Macedonia. In base al quale il vicino si chiamerà ‘Macedonia del nord’. Se i macedoni approveranno l’accordo nel referendum di settembre, il Parlamento greco dovrà ratificarlo all’inizio del 2019. Il ritiro di Kammenos lascerebbe Tsipras senza maggioranza.

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