L’allarmismo sul Def rafforza l’asse Salvini-Di Maio: “Renzi, il poltronaro, deve rassegnarsi”

Tria resta ministro e rassicura i mercati

Salvini e Di Maio

ROMA – Le opposizioni gufano, i mercati crollano, lo spread sale e l’Europa resta sul piede di guerra. La manovra finanziaria dei giallo-verdi sta facendo tanto rumore rinsaldando il legame tra M5S e Lega e i rispettivi leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini. L’allarmismo che doveva scatenare il panico per ora trova nella decisione del ministro dell’Economia Giovanni Tria di restare nella squadra di governo il maggiore argine. Che sia stato il capo dello Stato Sergio Mattarella a convincerlo a non dimettersi nulla cambia. La crisi di governo auspicata dal Pd e da Fi, non si è verificata, non oggi.

Gli attacchi forzisti

“La chiamano la Manovra del popolo, ma va esattamente contro gli interessi del popolo – attacca la vicepresidente della Camera Mara Carfagna – le sparate e tutte queste esagerazioni ingenerano il sospetto che il governo abbia scritto un Def manifestamente pericoloso al solo scopo di vederselo respingere e aprire così la campagna per le elezioni Europee”.

Gli attacchi dem

L’ex premier Matteo Renzi, ricordando la manifestazione, domani, del Pd contro la manovra e la Leopolda 2028, invita alla resistenza civile. “Più che Manovra del Popolo, qui l’unica manovra che hanno fatto è un testacoda – sostiene. – Hanno messo la retromarcia.Tempo 12-18 mesi e subiremo conseguenze devastanti. Con questa manovra hanno consenso a breve, ma minano la credibilità dell’Italia che avevamo faticosamente riconquistato”. Poi la stoccata al ministro Tria. “Non è più credibile”.

Le stoccate di Salvini e Di Maio

I due vicepremier si servono dell’ironia per ‘smontare’ Renzi. “Invita gli Italiani a una battaglia di ‘resistenza civile’ contro di me e contro il governo – dice sarcastico Salvini – Incredibile, il poltronaro amico dei banchieri non si è ancora rassegnato. Ora tocca a noi, dalle parole si passa ai fatti”. Altrettanto sarcastico Di Maio. “L’elezione di un parlamentare eletto nel Pd, che fino a due giorni fa era in Parlamento con il Pd e poi è stato eletto vicepresidente del Csm dimostra che ormai Renzi riesce a eleggere qualcuno solo dove non vota il popolo”.

Tria resta in sella

Il ministro Tria ha vissuto la manovra al 2,4% di deficit come una forzatura rischiosa, ma alla fine non ha lasciato il proprio incarico. “Se Mattarella sia intervenuto sul ministro Tria non lo so – spiega Di Maio – ma so che anche noi difendiamo Giovanni che deve restare, si è descritta una situazione che non è vera”. Proprio il ministro, per rassicurare gli investitori punta su una riforma che renda più rapidi i tempi della giustizia civile.

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