Lavoro, Calderoli: 200 vittime nel 2019. Serve un piano nazionale di sicurezza

"Un altro morto sul lavoro, un ragazzo di soli 28 anni deceduto a Varese. Esprimo il mio dolore, e il mio cordoglio alla famiglia, ma le lacrime e le preghiere non bastano.

ROMA – “Un altro morto sul lavoro, un ragazzo di soli 28 anni deceduto a Varese. Esprimo il mio dolore, e il mio cordoglio alla famiglia, ma le lacrime e le preghiere non bastano. Secondo i dati dell’Osservatorio Indipendente dei morti sul Lavoro con questa tragedia arriviamo a 200 morti da inizio anno, più di 50 morti al mese (nel 2018 sono stati 700 i morti), un autentico quotidiano bollettino di guerra. Negli scorsi 15 anni abbiamo pianto i caduti delle nostre forze armate in Afghanistan o Iraq ma in quegli scenari di guerra e terrorismo, in tutti quegli anni, complessivamente, abbiamo avuto meno vittime che in questi primi tre mesi e mezzo dell’anno sui nostri luoghi di lavoro. Occorre fare una seria riflessione su questi numeri, su questa strage silenziosa, perché è inaccettabile che in Italia ci siano due morti al giorno sui luoghi di lavoro”. Lo afferma il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli.

Il problema

“In questi anni si è fatto molto, soprattutto in Lombardia , per aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro, per aumentare la prevenzione, per aumentare i controlli, ma questi incidenti ci dicono che non è ancora abbastanza. Ci dicono che non è mai abbastanza, che bisogna investire ancora di più nella prevenzione e nei controlli e che ci deve essere maggiore impegno da parte di tutte le istituzioni coinvolte per fare di più per tutelare chi lavora”, aggiunge. “Non si può morire sul posto di lavoro. Non lo possiamo accettare. Tra qualche giorno ci sarà la festa del lavoro. Ai sindacati che scenderanno in piazza e sfileranno chiedo di non parlare di politica e di immigrazione ma di concentrarsi su quella che anche per loro dovrebbe essere la priorità, salvare le vite di chi lavora. Facciamolo tutti insieme, con un grande piano nazionale che coinvolga le Regioni, gli enti locali, le associazioni delle categorie produttive e agricole e i sindacati”, conclude Calderoli.

LaPresse

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