Lega, Salvini vede Bolsonaro. E Giorgetti attacca: “Svolta europeista di Matteo incompiuta”

Foto Ufficio Stampa Lega / LaPresse 02-11-2021 Pistoia - Italia Matteo Salvini incontra Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro a Pistoia Nella foto Matteo Salvini e Jair Bolsonaro

ROMA“Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Matteo Salvini deve fare una scelta precisa”. Nel giorno in cui il segretario della Lega incontra a Pistoia il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, tornano a galla le frizioni col suo ‘vice’ Giancarlo Giorgetti. Stavolta, a poco più di un mese dall’ultimo scontro sulle candidature del centrodestra per le amministrative, il ministro dello Sviluppo Economico si sofferma sulla futura collocazione del partito in Europa.

Il titolare del Mise, che ha le idee chiare su quale dovrebbe essere la posizione del Carroccio, non usa troppi giri di parole: “Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione”. Ecco quindi che per Giorgetti, la svolta europeista di Salvini “è un’incompiuta”. “Ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa” confessa a Bruno Vespa nel libro ‘Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando)’ in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Libri.

L’eminenza grigia di via Bellerio non fa mistero di guardare al Ppe: “E’ un’ipotesi che regge se la Cdu non si sposta a sinistra – evidenzia -. Armin Laschet, il candidato sconfitto alle elezioni, è un’espressione della nomenklatura del partito. C’è fermento, gli elettori chiedono una partecipazione dal basso, ci si aspetta che si guardi a destra più che a sinistra. La Cdu deve ricrearsi una natura liberale, moderata e conservatrice. Anche guardando al Partito popolare europeo”.

Insomma, Giorgetti ha in mente una Lega nel Ppe, “perché io non ho bisogno di un nuovo posto. Io voglio portare la Lega in un altro posto”. Ragionamento che tuttavia non coincide affatto con quello di Salvini che, a margine dell’inaugurazione di una nuova sede del partito a Pistoia, ribadisce il suo obiettivo. “Stiamo lavorando per un grande gruppo che metta insieme il centrodestra in Europa – afferma -. Non è nessun vecchio gruppo”.

L’impressione è quella di trovarsi a una nuova evidente contrapposizione, anche se Giorgetti preferisce non parlare di due linee di pensiero: “Al massimo, sensibilità diverse. Amando le metafore calcistiche, direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist”. “Lei mi chiede – dice ancora il ministro a Vespa – se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto”.

“Il problema – insiste quindi – non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo”. All’attacco segue un suggerimento: “Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso”.

Un richiamo nemmeno troppo velato all’ambiguità mostrata dal leader negli ultimi mesi su vari fronti, condito poi da una considerazione: “I western stanno passando di moda”. Non tutti però nella Lega la pensano come Giorgetti. Ad esempio il deputato Claudio Borghi su Twitter ‘cinguetta’ in maniera criptica che “sono passati 51 anni da ‘Lo chiamavano Trinità’ e ancora adesso se lo riguardo con mio figlio ci divertiamo un mondo. Sono passati pochi anni da ‘I segreti di Osage County’ e secondo me non se lo ricordano più nemmeno quelli che l’hanno girato, anche se c’era Meryl Streep”. A buon intenditor poche parole.

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