L’ex di Vallanzasca difende il boss La Torre accusato di diffamazione contro un giornalista

All’attrice non è andato giù il nuovo processo per il capoclan del Litorale Domizio

In aula Augusto La Torre è difeso dagli avvocati Rosanna Mazzeo e Beatrice Rinaudo. Fuori, a prendere le parti del boss, invece, c’è Antonella D’Agostino. All’artista il nuovo processo che ha coinvolto il capoclan (accusato di diffamazione) dell’omonima cosca egemone a Mondragone, sul Litorale Domizio, non è andato giù: ed ha esplicitato il suo disappunto in un commento ad un post pubblicato da Ugo Clemente, direttore editoriale di Cronache di Caserta. Lo scritto riportava il lancio di un’agenzia in merito all’iter giudiziaria a carico di La Torre innescato dalla denuncia del giornalista Giuseppe Tallino, colpito nel 2018 dalle frasi ingiuriose del mondragonese.

Antonella D’Agostino
©Claudio Leone/Lapresse

Il boss era rimasto ‘scontento’ degli articoli che Tallino aveva dedicato alla sua cosca proprio per Cronache. “Non ho parole loro possono scrivere tutto noi non possiamo rispondere”: è il messaggio della D’Agostino. A quanto pare l’ex moglie di Renato Vallanzasca non ritiene giusto che il suo amico di penna debba finire davanti ad un giudice per aver insultato, con frasi inquietanti, un cronista che semplicemente aveva fatto il suo lavoro. E nel commento dell’attrice, che, chiariamo, non ha legami con la cosca, preoccupa quel ‘noi’: o si tratta di plurale maiestatis o riunisce nel pronome la sua persona, quella dell’ex coniuge Vallanzasca, noto rapinatore, e il compagno La Torre.

Il commento della signora Antonella D’Agostino in riferimento alla notizia del rinvio a giudizio del boss Augusto La Torre

Libera di schierarsi con chi vuole, per carità, ma ritenere che un mafioso possa dal carcere liberamente insultare un cronista, o una qualsiasi altra persona, attraverso un’intervista, giustificando il tutto con una presunta libertà di pensiero e di difesa è sbagliatissimo: i cronisti “non scrivono tutto” indiscriminatamente come sostiene. I giornalisti sono chiamati ad impostare i loro articoli su elementi concreti. E nel caso di Tallino i suoi ‘pezzi’ su La Torre sono stati incentrati su atti di inchiesta firmati dai magistrati dell’Antimafia e a loro volta fondati sul lavoro dei carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone. E quando la stampa commette qualche errore, chi si considera leso può civilmente rivolgersi alla giustizia. Ma insultare ripetutamente, denigrare, forse con la speranza di impedire al giornalista di continuare a fare il proprio mestiere, no. Non è corretto ed è un atteggiamento deprecabile, con buona pace della signora D’Agostino.

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