Libia, Magi: “Memorandum fuorilegge, pdl per commissione d’inchiesta”

“Non è tollerabile che uno Stato dell’Unione Europea come l’Italia continui ad essere il mandante delle gravi violazioni dei Diritti Umani perpetrate dai libici ai danni dei migranti del Mediterraneo, in forza di un Accordo che, peraltro, non è mai stato ratificato dal Parlamento".

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Riccardo Magi

“Non è tollerabile che uno Stato dell’Unione Europea come l’Italia continui ad essere il mandante delle gravi violazioni dei Diritti Umani perpetrate dai libici ai danni dei migranti del Mediterraneo, in forza di un Accordo che, peraltro, non è mai stato ratificato dal Parlamento. Con il Memorandum del 2017 il nostro Paese ha di fatto delegato la Guardia Costiera libica, fornendole supporto materiale e finanziandola, a intercettare uomini, donne e bambini che scappano alla ricerca di salvezza, e a riportarli forzatamente il Libia, dove vengono sottoposti a detenzioni, abusi e violenze, tra cui torture, stupri e uccisioni, come ampiamente documentato in questi anni da organizzazioni internazionali oltre che da numerose ONG”. così in una nota Riccardo Magi, Presidente e deputato di +Europa.  “Ho deciso, quindi, di ripresentare una Proposta di Legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta che faccia chiarezza sull’attuazione degli accordi di cooperazione e sui naufragi, sulle attività di addestramento e di supporto logistico della Guardia Costiera libica svolte dal personale italiano, sullo stato dei centri di detenzione e sulle violazioni dei diritti. Per questi motivi oggi parteciperemo all’iniziativa convocata oggi a Roma da decine di organizzazioni contro il rinnovo del memorandum. Contestualmente presenterò anche un’interpellanza al Ministro degli Esteri, chiedendo se il Governo italiano intenda revocare o, quantomeno, modificare il contenuto del Memorandum, tenendo conto del fatto che i governi italiani si sono ripetutamente impegnati per la modifica senza alcun risultato”, conclude Magi.

LaPresse

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