L’intervista. Cantalamessa: “Federare il centrodestra unica via per difenderlo”

Il parlamentare: “Salvini e Giorgetti? Normale dialettica, siamo compatti”

Gianluca Cantalamessa

NAPOLI – Solo chi non fa, non sbaglia. Potrebbe essere questo il mantra degli esponenti del Carroccio dopo il fallimento del tentativo di eleggere prima un presidente della Repubblica indicato dal centrodestra, poi la seconda carica dello Stato Elisabetta Alberti Casellati e infine farsi burlare da Enrico Letta e Giuseppe Conte sull’indicazione di una donna, Elisabetta Belloni, per arrivare alla fine al Mattarella bis. Ma i leghisti non ci stanno e a chi boccia le capacità politiche del leader Matteo Salvini rispondono che è stato l’unico a provare a superare le resistenze interne al centrodestra e al centrosinistra sui diversi nomi nell’interesse del Paese. Che non gli sia riuscito e il centrodestra ne sia uscito con le ossa rotte è un’altra vicenda così come lo sono la sorte del governo Draghi e il ‘sogno’ di creare un contenitore simile al partito repubblicano americano. A parlarne con Cronache è il deputato campano della Lega Gianluca Cantalamessa.

Onorevole, su Salvini sono piovute critiche bipartisan rispetto al modo di giocare il ruolo di mazziere per l’elezione del presidente della Repubblica. Il centrosinistra sostiene che sia lo sconfitto per eccellenza e la Meloni dice che il centrodestra non esiste più. Che ne pensa?

Che il segretario del primo partito della coalizione di centrodestra, ossia quello che ha più grandi elettori, proponesse dei nomi era un dovere e non un diritto. Salvini nell’interesse del centrodestra ha fatto tre nomi di altissimo profilo: Nordio, Moratti e Pera nessuno con la tessera della Lega. Dopo un vertice di centrodestra si è deciso di andare sulla presidente del Senato Casellati, anche lei non è una leghista, ma per 70 franchi tiratori non ce l’ha fatta. Franchi tiratori da rintracciare nelle altre forze politiche di centrodestra e non nella Lega poiché su 208 grandi elettori del Carroccio, tutti l’hanno votata. Salvini ha provato a sentire i nomi proposti dal centrosinistra, da Letta e Conte che poi li hanno ritirati, si pensi alla Belloni. Ora paradossalmente viviamo una situazione nella quale l’unico che ha provato a fare qualcosa per dovere viene etichettato come colui che non ha vinto. Va criticato chi ha provato a fare per senso di dovere o va criticato chi non ha giocato o chi ha giocato a distruggere?

Chi ha giocato a distruggere?

I franchi tiratori e chi, bipartisan, ha votato in difformità rispetto a quello che aveva dichiarato. Vedere una candidatura come quella della Casellati non raggiungere neanche i voti pari agli astenuti del centrodestra è un segnale su cui riflettere se si ritiene che il centrodestra sia da difendere.

Lei parla di centrodestra da difendere, ha ancora senso visto che la Meloni e molti altri di un centrodestra dicono che ormai non esiste più?

Anche su questo l’atteggiamento di Salvini e del partito è quello della proposta: per tenere il centrodestra unito è un contenitore federato come il partito repubblicano. In pratica tentare di concentrarsi su valori che unisco un popolo e federarsi su valori liberali, conservatori, cattolici, un contenitore che possa essere la casa di tutte le persone che non si rivedono nel centrosinistra.

Prima di Salvini, anni fa anche Berlusconi aveva proposto di rifarsi al partito riformista, qual è la difficoltà nel passare dalle parole ai fatti considerato che passano i decenni e nulla si muove in tal senso?

Vent’anni fa era un altro mondo, un’altra Italia, un’altra Europa, un altro mondo. Io sono certo che le persone che si definiscono di centrodestra non possono non considerare la proposta di Salvini come punto di partenza.

Scusi, ma la Meloni che si è sempre detta contraria ad una federazione di centrodestra perché questa volta dovrebbe accettare?

Un progetto federato tipo partito repubblicano è una novità. Non posso dare risposte per gli altri partiti, noi abbiamo fatto la nostra proposta che è concreta, di prospettiva ed è ancorata ai valori comuni.

Hanno fatto discutere le parole di Giorgetti rispetto al governo e a ipotetiche dimissioni…

Giorgetti ha chiesto un cambio di passo al governo così come lo ha chiesto Salvini. Come ha avuto modo di chiarire le sue parole volevano essere uno sprone per trovare a stretto giro soluzioni ai problemi.

Si è parlato di un riavvicinamento tra Salvini e Conte. Questo ha inciso sui malumori interni al centrodestra?

Che Letta e Conte abbiano proposto al leader del centrodestra di fare un nome, considerato che guida il partito con il maggior numero di grandi elettori, è un dato di fatto. Ma non era proposta politica più ampia, era legata solo alla condivisione di un profilo che superasse la fase di stallo in cui eravamo.

Salvini e Giorgetti non vivono il loro momento migliore, spesso sembrano in contrapposizione. Una messa in discussione della leadership del ‘Capitano’?

La leadership di Salvini è salda. E’ chiaro che in un grande partito come la Lega possono esistere pensieri non sempre coincidenti, non siamo il partito marxista leninista dell’Unione sovietica che impone un pensiero unico. La Lega con i suoi 208 grandi elettori ha votato insieme, solida, compatta, granitica. Questi sono i fatti.

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