L’intervista. Palmeri: da Di Maio mi aspetto un impegno doppio per i campani

L’assessore Palmeri: sul lavoro risposte vere, ha le mie proposte

Sonia Palmeri

NAPOLI – Alzi la mano chi conosce chi sono Valeria Fascione, Bruno Discepolo e Antonio Marchiello. O Michele Scognamiglio e Francesco Porzio. Si tratta di nomi familiari giusto agli addetti ai lavori, mentre la maggior parte dei campani ignora che si tratti degli ‘alfieri’ di Vincenzo De Luca: assessori e consiglieri del presidente di cui non si conosce neanche l’attività, sfuggiti ai radar dell’informazione, affatto noti alla gente comune.

Fa eccezione la delegata al Lavoro Sonia Palmeri: sarà perché si occupa di un tema che la mette direttamente in contatto coi cittadini, sarà perché sta più in strada tra la gente che nei suoi uffici, certo è che l’assessore di Piedimonte Matese è la più mediatica della giunta De Luca. E tra i pochi che non si negano al confronto.

Assessore, da ieri 50 lavoratori hanno una nuova speranza: ha aperto la nuova sede di SoftLab, che ha assorbito i lavoratori della Jabil di Marcianise. Una vertenza che ha avuto bisogno di una lunga trattativa al Ministero dello Sviluppo economico…

Ciascuna crisi aziendale è diversa da un’altra, ha cause che possono sembrare simili ma in realtà i vari settori produttivi portano con se patologie legate a delocalizzazioni, a costi di strutture divenuti esosi, a tecnologie superate, a professionalità non più qualificate. Nel caso della Jabil Circuit di Marcianise erano a rischio di licenziamento ben 300 dipendenti, degli 800 in organico. Dopo vari incontri, in cui la situazione sembrava veramente disperata, è stato sottoscritto al Mise un accordo il 26 giugno 2018 in cui la SoftLab si è impegnata ad assorbire una parte dei lavoratori in esubero della Jabil. Professionalità su cui ora punta per accompagnare gli ambiziosi progetti di espansione sulla provincia casertana. La collaborazione con la Regione Campania è stata costante e questo è un segnale importante per il territorio. Non tutte le vertenze, ahimè hanno questo epilogo positivo, ma vedere tramutata la disperazione di quei lavoratori nell’attuale gioia mi da la carica quotidiana per continuare ad affrontare, ogni giorno con la stessa fiducia e determinazione, una congiuntura economica della quale, ahimè, sembra non interessare a nessuno.

Quali altre vertenze sono aperte in Campania e che speranze di risoluzione ci sono?

Ci sono molte aziende che stanno attraversando periodi di crisi e, pur non essendo una consolazione, interfacciandomi con i miei colleghi delle altre Regioni, riscontro analoghe problematiche. Stiamo gestendo la complicata vicenda dell’ex Irisbus, in Irpinia, della Ottimax di Afragola, la Treofan di Battipaglia, la Princes di Angri. Ci sono poi i licenziamenti annunciati della Comdata di Pozzuoli. Su tutte la mia presenza è pressante, per portare contributi concreti che non sempre però riescono ad innestarsi nei programmi aziendali. Il vero problema da affrontare è un chiaro programma di investimenti industriali per far ripartire le nostre aree.

Col ministro Di Maio riesce a dialogare come vorrebbe? Il fatto che sia campano aiuta l’interlocuzione con l’assessore della sua Regione o rende le cose più complicate?

Il ministro di Maio è il secondo ministro del Lavoro con cui mi relaziono nel mio mandato. A lui, come a chi lo ha preceduto, non si fanno sconti anzi, proprio perché immagino abbia presente le esigenze della nostra regione, chiedo costantemente un impegno suppletivo per la Campania. Sulla situazione degli ammortizzatori sociali, ad esempio, continuo a sostenere che vada rivisto completamente l’impianto normativo, in termini di riqualificazione per un reale reinserimento occupazionale. Ho elaborato una dettagliata proposta al ministro Di Maio, di cui però è stata accolta solo una parte. Dobbiamo prestare invece grande attenzione e cure per gli ex dipendenti dei cosiddetti “bacini di crisi”, come quello della provincia di Caserta, che vede ottime maestranze fuoriuscite da aziende che hanno chiuso da un decennio.

Le Regioni sono grandi protagoniste, oggi, anche per l’attuazione del reddito di cittadinanza. Sappiamo che avete avanzato precise richieste al Mise, che speranze ci sono che gli annunci e la tempistica di realizzazione non restino fumo?

Sì, prosegue il confronto tra gli assessori regionali al lavoro ed il ministro Di Maio. In particolare le Regioni intendono supportare l’efficacia della misura, ma non prescindendo da un efficiente potenziamento dei centri per l’impiego, che nel corso degli anni hanno perso molti operatori. L’obiettivo è che il reddito di cittadinanza non sia solo una misura assistenziale, ma di reinserimento occupazionale. Bisogna partire subito con le assunzioni di nuovo personale, migliorare i centri per l’impiego (ereditati dalle ex Province in condizioni disastrose), riqualificare Risorse Umane e strumentali. Il tutto partendo dal principio della competenza esclusiva regionale sui servizi al lavoro, che non può essere ignorata.

Qual è la sua posizione nel dibattito sulle autonomie?

Se l’autonomia differenziata deve essere un provvedimento che va a discapito delle regioni del Sud, è inaccettabile. Se invece va posta come una sfida in termini di efficienza, allora la condividiamo e continueremo nella strada dell’impegno assoluto che ha già dato significativi risultati.

Lei è tra i pochissimi assessori della giunta De Luca conosciuto dalla gente comune. Gli altri, tecnici come lei, sono rimasti nell’ombra e sono poco riconoscibili. Ci pensa a trasformare quest’empatia che è riuscita a stabilire con una grande fetta di campani in un impegno politico più serio? L’anno prossimo si vota per le Regionali e un candidato governatore donna sarebbe un bel segnale…

Cronache, che segue con meticolosità tutte le vicende del territorio, conosce il mio totale impegno verso la tematica dell’occupazione, che ogni giorno diventa un intreccio di storie, di volti, talvolta di disperazione, molto spesso però anche di speranza e di riuscita. L’empatia nasce dal fatto di “stare in mezzo a loro”. Ricordo ancora l’emozione dei 114 lavoratori di Hp, gli 846 di Almaviva, dei 220 di Gepin, degli 80 del Formez, dei 500 di Dema, per aver difeso con le unghie e con i denti i posti di lavoro. O ancora, la caparbietà degli ex lavoratori del cementificio Moccia di Montesarchio, che da licenziati riacquisiranno l’azienda con una misura regionale. L’obiettivo è riuscire a creare un modello di sviluppo che metta insieme competitività e inclusione lavorativa, soprattutto delle categorie più fragili. Ritengo quindi che ciò che occorra alla nostra Regione sia un concentrato di determinazione, passione, tenacia e visione chiara dei fenomeni, per costruire un futuro migliore. Caratteristiche che sono già patrimonio comune della nostra Giunta Regionale.

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