L’intervista. Puglia: “Ok a incarichi dopo 2 mandati”

Per il senatore dei 5 Stelle “i dirigenti del Movimento potranno essere retribuiti”

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 03-08-2018 Roma Politica Senato. Decreto "milleproroghe" Nella foto Sergio Puglia Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 03-08-2018 Roma (Italy) Politic Senate. "Milleproroghe" Decree In the pic Sergio Puglia

NAPOLI – Davide Casaleggio ha consegnato l’elenco degli iscritti a Vito Crimi e ha abbandonato il M5S, fondato dal padre Gianroberto Casaleggio. Chiusa questa vicenda stanno per aprirsene altre: i dissidenti grillini alle Amministrative di ottobre vogliono presentare liste di ‘disturbo’ contro i candidati giallorossi, come Gaetano Manfredi a Napoli, e chiedere l’utilizzo del simbolo. Altri dossier “caldi” riguardano la regola del doppio mandato e in che modo favorire la partecipazione degli attivisti senza Rousseau. E’ tutto in divenire, parola del senatore pentastellato Sergio Puglia.

Giuseppe Conte, leader del M5S, a breve presenterà le nuove regole. Che succederà?

Per un po’ non abbiamo avuto un leader forte, Crimi è stato un capo politico non eletto. Con Conte avremo una linea comune e autorevole. Le regole vanno riscritte perché il momento storico è diverso. Prima eravamo forza politica di opposizione, ora siamo diventati forza di governo.

Che fine fa la regola del doppio mandato?

Non ne ho idea, ma credo che il secondo mandato sia importante fin quando c’è la possibilità di non disperdere le competenze acquisite. Non sto parlando di terzo mandato, ma non sarebbe giusto moralmente o strategicamente perdere persone che hanno dato tanto al Movimento. Penso per esempio a Fico che per primo nel 2005 ha creduto nei meetup e in Beppe Grillo, ma anche a Di Maio o a me che ho scelto il M5S dal 2006. Sarebbe ingiusto non dare la possibilità di continuare a fare politica creando una struttura organizzativa in cui far fruttare le competenze acquisite.

Quindi accanto a Conte leader ci sarà l’organismo collegiale di cui parlavate tempo fa?

Non lo so, ma la proposta è venuta da più parlamentari. Nel momento in cui uno finisce il secondo mandato sarebbe impensabile non dargli, in una struttura organizzativa, un ruolo preciso.

E’ un’apertura alla politica per professione cui eravate contrari?

No, questa è una semplificazione che nasconde un retropensiero. Ognuno deve tornare a fare il lavoro che faceva, ma chi diventa responsabile nazionale deve avere un mandato pieno. Non sarà una carriera professionale, chiaro che chi non ce l’ha deve trovarsi un lavoro.

In caso contrario dovreste pagare i ‘dirigenti’ di partito, a meno che non chiedano il reddito di cittadinanza, o no?

Non escludo che a quel punto possano esserci casi del genere, se uno non ha un lavoro e ci sono budget è giusto venga retribuito.
Chiusa la vicenda iscritti, Casaleggio ha consegnato i dati a Crimi e ha detto: “Ei fu M5S, mio padre non lo riconoscerebbe”.

Che fine fanno senza Rousseau la democrazia dal basso e l’uno vale uno?

Non c’è una piattaforma che ha grande esperienza come Rousseau, c’è da mettere in conto qualche difficoltà iniziale. Quanto detto da Casaleggio fa dispiacere, il suo cognome ci fa tornare al passato e fa vibrare i cuori, ma il figlio non è il padre. Se ci fosse stato Gianroberto molti passaggi li avrebbe vagliati lui. Fatto è che le idee di Casaleggio padre devono realizzarsi.

Conte dice “siamo forza liberale e moderata”, Sibilia ha detto che siete un blocco centrista. Avete disatteso quelle idee o pensa davvero che Casaleggio avrebbe condiviso l’alleanza gialloverde e quella giallorossa?

Credo che queste frasi vadano interpretate guardando al momento storico: il M5S si è ritrovato a fare cose che non immaginava, quando siamo diventati maggioranza già non c’era Gianroberto, è difficile supporre cosa avrebbe deciso lui. Ma avrebbe ragionato in protezione della sua creatura, quindi non so se avrebbe accettato di fare le alleanze. Ma la nostra prima alleanza l’abbiamo decisa con quei criteri di base che ci aveva suggerito lui, facendo votare gli iscritti. Non è stata una decisione presa dall’alto nelle segrete stanze.

E questo ci porta a Napoli: consiglieri regionali e comunali (Muscarà e Brambilla) con gli attivisti sostengono che l’appoggio a Manfredi non è stato concordato con loro tant’è che pensano di correre da soli. E’ così? Verranno espulsi?

E’dura. Ma le elezioni comunali raramente sono state decise dalla rete, per esempio alle altre Amministrative a Napoli sì. Quella del mancato coinvolgimento è una narrazione strumentalizzata da chi vuole mettersi di traverso, è successo anche in Parlamento quando i fuoriusciti usavano questa scusa.

E se fanno liste di disturbo e chiedono il simbolo come la risolvete?

Non è una situazione nuova, anche in altri Comuni in passato si sono creati più meetup. A decidere in quel caso è stato il voto della rete oppure Grillo e il capo politico che stabilivano a chi doveva andare il simbolo. Io capisco la posizione degli amici, ma in questo caso o non si fa la lista o a decidere è il garante.

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