L’intervista. Scotto: “Articolo 1 nel Pd? Decideremo con gli iscritti”

Sarà formata una lista per la città metropolitana di Napoli

NAPOLI – “Fare la sinistra”, questo il presupposto che ha spinto Leu-Art.1 a decidere di partecipare alle agorà democratiche del Pd. Il prossimo passo del partito di Pierluigi Bersani e Roberto Speranza sarà quello di rientrare tra le fila dei dem? Potrebbe essere. A parlarne con Cronache è il dirigente nazionale di Leu-Art. 1 Arturo Scotto.

Da cosa nasce la vostra scelta di partecipare alle agorà democratiche?

Se si fa la sinistra noi ci siamo. Questo lo slogan con cui entriamo nella discussione delle Agorà, un’occasione per costruire un programma partecipato dei progressisti italiani nelle elezioni del 2023. Portiamo un bagaglio di idee e di proposte molto netto: serve una legge sulla rappresentanza sindacale che chiuda la stagione dei contratti pirata e della precarietà, serve una battaglia contro le delocalizzazioni, serve un grande piano per il lavoro e per l’ambiente. Il tempo è poco, il centrosinistra deve chiudere la stagione delle ambiguità, occorre porre termine dopo questa parentesi alla fase dei governi senza formula politica e tornare all’alternanza che in tutta Europa esiste.

Pare ci sia qualche malumore relativo a questa partecipazione, si teme il dissolvimento del partito nel Pd. È a questo che state lavorando?

Siamo un corpo vivo e si discute. Per fortuna. Nessuna dissoluzione, chiediamo uno sforzo di protagonismo alla nostra comunità prima ancora che uno sforzo unitario verso il centrosinistra. Alla fine decideremo tutto insieme in una discussione democratica con i nostri iscritti. La nostra ambizione è un soggetto largo della sinistra democratica che manca al nostro Paese. Perché quello che c’è non basta, tantomeno noi.

Il quadro politico nazionale è in continua evoluzione, si parla di una federazione di centrodestra e di un grande Centro, ma la sinistra che Bersani voleva rilanciare è quella di cui sta parlando lei? Con dem e grillini?

Bersani dice esattamente questo: rilanciare un cantiere largo e plurale del campo progressista. Senza una novità non vinciamo, la destra che ha perso le amministrative non è scomparsa. Ballano sette-otto milioni di persone che si sono astenuti nel turno elettorale delle città, ma che torneranno a votare alle politiche. A questi cittadini non puoi offrire una minestra riscaldata. Non basta dire votateci perché siamo più affidabili. Sono la parte di società che ha pagato di più il prezzo dei sacrifici di questi anni. Se non vogliamo regalarli alla destra, bisogna riprendere la bandiera della protezione sociale.

In Campania prima che altrove con la vittoria di De Luca un anno fa è nato il governo regionale di tutti, poi il governo di tutti di Draghi e ora il governo di tutti con Manfredi sindaco di Napoli. Non crede che questo schema ripetuto possa portare ad un appiattimento del dibattito politico e dell’azione amministrativa?

La coalizione che sostiene Manfredi è civica e politica. E nasce da un patto tra le principali leadership del fronte progressista – Speranza, Conte e Letta – per sostenere Napoli e portarla fuori dall’incubo del debito. Fa bene il sindaco a pretendere il rispetto di quell’impegno. Senza un intervento radicale per dare un futuro credibile a Napoli, tutelando investimenti e servizi universali, il fallimento sarà drammatico.

A breve ci saranno le elezioni provinciali, ci sarà una lista Leu-Art. 1? Dove e in sostegno di chi?

Costruiamo insieme alle forze con cui abbiamo vinto a Napoli una proposta per l’area metropolitana. Serve una continuità istituzionale e politica per portare Napoli fuori dalle secche, non confusione dopo che per anni non si capiva dove finiva la maggioranza e dove iniziava l’opposizione.

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