M5S compatti sul leader: Di Maio premier non si tocca

di Dario Borriello

Roma, 18 apr. (LaPresse) – Per il Movimento 5 Stelle l’ultimatum di Luigi Di Maio può essere davvero la mossa decisiva per la formazione del governo ‘del cambiamento’. Le truppe parlamentari, infatti, confermano la coesione di questi primi 40 giorni di legislatura e nell’assemblea congiunta di deputati e senatori post-consultazioni con la ‘esploratrice’ Casellati, si chiudono a riccio per proteggere la premiership del loro capo politico.

Sbaglia, però, chi pensa che questa compattezza fosse scontata. Perché la galassia pentastellata è composta da moltissimi ‘microcosmi’, ognuno con il proprio background, il proprio senso di appartenenza al progetto e la propria storia personale e la propria orbita di influenza. Mixare diverse identità in un corpaccione unico non è l’esercizio più agevole, soprattutto se chi ha la responsabilità di stare alla guida di questo ‘esercito’ ha anche altro a cui dover pensare.

La partita del governo, però, non è alternativa alla gestione dei parlamentari. Le due cose spesso e volentieri si intrecciano e qualche volta si scontrano anche. Nelle pause dei lavori, tra una riunione e l’altra, alcuni ‘veterani’ si lasciano andare a riflessioni dure, ma concrete. Perché il fattore tempo, associato nell’incertezza sul futuro della legislatura, potrebbe anche indurre qualche new entry ad “avere paura”, spiega una fonte che ha già visto le dinamiche certe dinamiche nella precedente legislatura. La “fame di vita”, così la chiama, “per ora non si avverte, ma tra un paio di settimane potrebbe farsi sentire” e “quando non sai cosa ti potrebbe accadere, ti senti quasi in diritto di guardarti attorno”. Una sorta di spirito di conservazione.

Almeno per il momento, comunque, gli allarmi nella ‘stanza dei bottoni’ del Cinquestelle non devono suonare. Nell’arco di Di Maio, oltre all’ottimismo per l’accordo con la Lega, c’è anche un’altra freccia da utilizzare. Quella che porta dritto al Pd. O meglio, a un pezzo dei dem, quello che guarda oltre la gestione renziana. In particolare le proposte del segretario reggente, Maurizio Martina, sono state molto apprezzate in casa pentastellata: sono un utile assist sia nella trattativa con il centrodestra, sia in caso di dialogo proprio con il Partito democratico. L’importante è accelerare i tempi, il countdown ormai è partito e non si può più fermare. Per dare un governo al Paese, ovviamente, ma anche per ‘rasserenare’ le truppe.

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