Ma saranno pure cavoli nostri?

Il provocatore professionista Vittorio Sgarbi, che come tutti i grandi intellettuali dei nostri tempi esercita tranquillamente anche attraverso i social, qualche giorno fa postava su Facebook le seguenti parole: “Leggo che quest’anno molti italiani vanno al mare in Egitto. Ma perché, mi chiedo, un italiano deve cercare a Sharm el-Sheikh quello che ha in casa? No, grazie. Andate a Caorle (Veneto), Sampieri (Ragusa), Arcomagno (Calabria) o nella Spiaggia Rosa di Budelli in Sardegna” (allegata foto di Spiaggia Rosa).
Facendo moto sull’italico mai sopito orgoglio populista, l’illustre critico d’arte e politico quindi si accoda all’ormai trito e ritrito motivetto della beltà delle tricolore ricchezze che dovrebbero incatenarci al nostro suolo salvo inutilità del resto del globo terracqueo. Salvo il fatto che, ad esempio, la spiaggia rosa di Budelli è tipo interdetta al pubblico da tempo.

Ma ad ogni modo, onorevole Sgarbi, saranno pure ca… voli nostri? A questo punto mi sentirei in diritto anche io di fare il mio personalissimo appello: andate fuori. Andate a Bodrum, in Turchia, a scoprire la vecchia Alicarnasso e comprendere come si vive in un Paese musulmano. Andate a Creta e tuffatevi nella storia. Andate in Giordania e oltre al Mar Morto avrete a portata di visita la straordinaria Petra patrimonio dell’Umanità. E gli esempi potrebbero essere davvero, ma davvero tanti.
Perché la verità, dottor Sgarbi, è che il viaggio è un’esperienza formativa unica e irripetibile, di contatto con altre realtà e culture. Arricchimento, scoperta. Ora che il mondo è interconnesso e della globalizzazione viviamo solo la standardizzazione dello svantaggio, almeno godiamoci il bello di poter raggiungere con una certa facilità angoli del mondo altrimenti irraggiungibili con la nostra auto che al massimo macina la Salerno – Reggio tra afa, code e lamiere roventi.

Anche il mare di agosto può essere motivo di scoperta. Ma soprattutto, Sgarbi, da un cultore della libertà quale lei che ci ha abituato a nudità e ceffoni vari, proprio da lei non mi aspetto tale puntiglio. Perché l’italiano è tartassato, stressato, economicamente stremato e ancora obbligato da vecchi retaggi di un universo lavorativo mai tardo a morire che spesso concede solo quelle due settimane d’agosto per staccare dal sistema capitalista in essere e dal mito della produttività (mancata) sopra ogni cosa. Quindi, Sgarbi, perché venire meno al sacrissimo dogma del: ma saranno pure ca… voli nostri?
Gliel’ho scritto eh, con un registro linguistico più avvezzo ai suoi usuali modi, e non ho ricevuto ancora risposta, solo qualche like sparso. Ne approfitto per salutarvi con un populista e virale: “Viva la libertà”.

*Esperto di comunicazione digitale
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