‘Mafia nigeriana’: arresti di latitanti in Germania e Francia

Gli arrestati appartenevano alla cellula operante al C.A.R.A. di Mineo

Attentato sventato in Sardegna
Foto LaPresse/uff stampa polizia

MILANO – Colpo alla mafia nigeriana attraverso una operazione di polizia. Nelle giornate del 27 febbraio, del 6, 13, 19, 21 marzo scorsi e oggi, nell’ambito del progetto ‘Wanted 3’ la Polizia di Stato, in collaborazione con le polizie tedesca e francese, ha rintracciato e tratto in arresto 10 latitanti nigeriani che avevano trovato riparo in quei paesi.

I nigeriani sono tutti destinatari di mandato di arresto europeo in relazione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere. Emessa a loro carico il 26.1.2019 dal Gip del Tribunale di Catania. Perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Anche violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo.

I soggetti sono infatti ritenuti membri di un’organizzazione criminale transnazionale nigeriana di matrice cultista denominata “Vikings” o “Supreme Vikings Confraternity” (SVC), detta anche “Norsemen della Nigeria”. Facente parte di un più ampio sodalizio radicato in Nigeria e diffuso in diversi stati europei ed extraeuropei. Caratterizzato quindi dalla presenza di una struttura organizzativa di carattere gerarchico. Di organi deputati al coordinamento dei vari gruppi diffusi nel territorio dello stato italiano e al controllo del rispetto delle regole interne. Nonché dalla presenza di ruoli e cariche aventi specifici poteri all’interno della compagine associativa.

Gli arrestati appartenevano alla cellula operante al C.A.R.A. di Mineo

Gli indagati appartenevano tutti alla cellula denominata “Catacata M.P. (Italy siciliy) – De Norsemen Kclub International”, operante a Catania e provincia, con base operativa presso il C.A.R.A. di Mineo (CT). Guidata da Happy Uwaya, ritenuto il capo ed organizzatore, in qualità di “executioner”, e da Henry Samson, ritenuto l’organizzatore della rete associativa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

L’associazione – spiega la polizia – imponeva la propria egemonia sul territorio, opponendosi e scontrandosi con gruppi cultisti rivali al fine di assumere e conservare il predominio nell’ambito delle comunità straniere presenti all’interno di quel centro di accoglienza, creando un forte assoggettamento omertoso.

(LaPresse)

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