Mangiamo e respiriamo “chimica”

© lapresse - Simone Spada

NAPOLI – Ogni anno 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche vengono rilasciate nell’ambiente e l’inquinamento causa oltre 9 milioni di morti. E’ l’allarme lanciato dal Wwf, da cui emerge che la specie più esposta alle sostanze chimiche è l’uomo. Le ritroviamo nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti, nei vestiti, negli utensili, nei mobili, nei giocattoli, nei cosmetici e nei farmaci. Molte possono avere un impatto negativo sulla salute dell’uomo e sull’ambiente. Solo in Europa, nel 2020, sono state prodotte e utilizzate oltre 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente.

Dove sono

Tutti gli ambienti possono essere potenziale fonte di inquinanti: città, campagne, spazi chiusi come case, scuole e luoghi di lavoro. Queste sostanze sono invisibili, possiamo bere, mangiare, assimilare e respirare senza neanche accorgercene. E così ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche che arrivano dall’aria, dall’acqua e dal cibo, in una quantità pari a diversi milligrammi al giorno. In città, ad esempio, respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici, e in casa possiamo inalare microplastiche dalla polvere. 

Sostanze chimiche

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha identificato le 10 principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente che destano preoccupazione per la salute pubblica mondiale, tra cui: particolato atmosferico (ad esempio Pm10 e Pm2,5), metalli pesanti (come mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti (Pop) come i policlorobifenili (Pcb) e le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), benzeni e diossine. 

A tavola

A tavola possiamo ingerire microplastiche attraverso soprattutto frutti di mare, verdure e acqua, e anche metalli pesanti, che sono la causa di elevati tassi di malattia e mortalità in tutto il mondo. Si stima che con il consumo dei prodotti della pesca possiamo ingerire fino a circa 55mila microplastiche da pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare e che con una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) si può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio. L’entità dell’esposizione umana alle microplastiche attraverso la dieta e le conseguenze per la salute umana non sono ancora ben chiare, mentre per quanto riguarda i metalli pesanti si stima che oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo siano a rischio di un’esposizione eccessiva ad esempio all’arsenico, e che oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo. Attraverso la dieta  assumiamo i pesticidi il cui utilizzo in agricoltura ad oggi è massiccio e solo una piccolissima percentuale raggiunge gli organismi bersaglio, mentre gran parte si disperde nell’ambiente e colpisce specie non bersaglio. Il risultato è che ritroviamo residui di pesticidi nell’aria, nell’acqua e nel cibo.

Ambiente avvelenato

Molte sostanze chimiche di sintesi non sono metabolizzabili dall’ambiente, dunque, permangono e si accumulano. Poiché in ambiente non esistono confini e barriere invalicabili, gli inquinanti possono diffondersi e viaggiare per tutto il globo. Anche l’essere umano, come l’ambiente, non è in grado di metabolizzare molte sostanze chimiche di sintesi a cui è esposto quotidianamente, e questo significa che un numero crescente di sostanze entra a far parte anche del nostro metabolismo senza che ce ne rendiamo conto. Oltre 400 sostanze chimiche o loro metaboliti sono state rinvenute nel corpo umano (ad esempio nell’urina, nel sangue, nel liquido amniotico, nel latte materno e nei tessuti adiposi). Gli studi nell’Unione europea indicano la presenza nel sangue e nei tessuti umani soprattutto alcuni pesticidi, prodotti farmaceutici, metalli pesanti, plastificanti e ritardanti di fiamma. Il contributo dell’inquinamento chimico ambientale al carico globale di malattie è quindi ormai accertato: secondo l’Oms nel mondo, il 22% del carico globale di malattie e il 24% di tutti i decessi sono legati a fattori ambientali, soprattutto l’inquinamento.

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