Manovra, Prodi: “E’ finito il periodo degli insulti, ora si comincia a parlare con la Ue”

"È finito il periodo degli insulti e si comincia a parlare"

Foto Deka Mohamed / LaPresse in foto Romano Prodi

ROMA (LaPresse) – Manovra, Prodi: “E’ finito il periodo degli insulti, ora si comincia a parlare con la Ue”. “È finito il periodo degli insulti e si comincia a parlare”. Così l’ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, a Circo Massimo dopo l’incontro fra il premier Giuseppe Conte e Jean Claude Juncker. “Poi se si troverà un accordo non lo so. Le parole di Salvini vorrebbero dire che tutto sommato può anche darsi che si trovi un accordo. Ma attenzione, è successo già in passato: una parola di buonsenso viene poi annullata dalle liti interne e nessuno si attenta a fare il passo del mediatore quando l’esasperazione ha trionfato”, continua.

“È cominciato un processo, ma ce ne vuole di tempo. Abbiamo fatto mesi di commedia che è stata una tragedia per la nostra immagine e anche per il nostro portafoglio. È un danno tremendo. L’inizio del colloquio può metterci a riparo da questo danno”. Prodi definì “stupidi” i parametri europei ma, ricorda, “li ho rispettati: dura lex, sed lex. Ci sono dei parametri che abbiamo accettato e vanno rispettati. Rispettando quei parametri, ho diminuito il rapporto deficit PIL di dieci punti”.

Le misure proposte dal governo, però, non convincono l’ex premier. A partire dal reddito di cittadinanza: “Può essere buonissimo”, ammette Prodi, “ho sempre avuto nella testa l’idea di garantire ai più poveri un reddito, e il reddito di inclusione era un primo passo di buonsenso per arrivare a un aiuto generale per i più poveri. Ma per fare il reddito di cittadinanza servono le risorse, bisogna farlo bene, servono strutture che aiutano il mercato del lavoro e che non ci sono. L’idea di dire ‘spingiamo il lavoro’ quando non c’è l’offerta è un’idea un po’ strana”.

Un altro punto fondamentale per il governo è la riforma delle pensioni: per Prodi “la legge Fornero aveva purtroppo una grande verità: se si vive più a lungo, bisogna andare in pensione più tardi. È una legge di nostro Signore, non una legge fatta da un altro governo. Aveva anche alcuni errori e incongruenze, e io avrei corretto quelli. La via giusta è capire che la vita è più lunga e dare flessibilità al sistema delle pensioni: incentivi, disincentivi, prevedere il metà tempo. Bisogna arrivare a introdurre nel mercato del lavoro gli aspetti di flessibilità e personalizzazione. È la pensione che deve adattarsi alla vita, non il contrario”, conclude.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome