Mattarella ringrazia gli italiani per gli auguri. E avverte Camere e Governo: “Su dl se necessario rinvio a Camere”

"La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato".

ROMA – “La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato”. Sergio Mattarella compie 80 anni e le parole pronunciate nel discorso di fine anno sono oggi quanto più eloquenti e attuali. Tante le attestazioni di stima, anche se all’appello mancano gli auguri di Giorgia Meloni e Giuseppe Conte, mentre Matteo Salvini non consegna alle cronache un messaggio personale, ma quello della Lega che ringrazia “per la sua guida, saggia e autorevole, che ha aiutato il Paese in anni di eccezionale difficoltà come quelli che stiamo vivendo”. E’ il premier Mario Draghi a raccogliere il sentimento della politica di governo e della sua maggioranza: “La sua autorevolezza e il suo incessante lavoro a tutela dei principi della Costituzione hanno permesso di superare contrasti e divisioni, e di rafforzare la nostra Repubblica. Nei mesi più terribili della pandemia ha saputo unire gli italiani grazie al suo alto senso dello Stato e alla sua profonda umanità”. Sono comunque innumerevoli i messaggi dalla gente comune, dai quei concittadini e concittadine a cui il presidente riserva un pensiero di ringraziamento a fine giornata: “Nei loro messaggi viene manifestato un prezioso sentimento di affetto per la Repubblica”.

Non è tuttavia un caso che, proprio nel giorno del suo compleanno e a poco più di una settimana dall’inizio del semestre bianco (3 agosto), l’inquilino del Colle lanci un avvertimento a Parlamento e a governo, accompagnandolo con una sonora tirata d’orecchie. E non solo. Mattarella promulga la legge meglio conosciuta come Sostegni Bis accompagnandola con una lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati, e al premier Mario Draghi. L’ok al provvedimento da parte del Quirinale è dettato, lo scrive chiaramente il capo dello Stato, solo “in considerazione dell’imminente scadenza del termine per la conversione e del conseguente alto rischio, in caso di rinvio, di pregiudicare o, quantomeno, ritardare l’erogazione di sostegni essenziali per milioni di famiglie e di imprese”. Insomma, “la straordinarietà e la gravità del momento che il Paese sta attraversando” ha spinto il presidente a decidere di non rinviare alle Camere il decreto legge. Le “anomalie”, scrive Mattarella, sono numerose. Fra tutte, il mancato rispetto dei limiti di contenuto dei provvedimenti d’urgenza. Troppi commi aggiuntivi – 393 rispetto ai 479 originari – con norme inserite “estranee, per finalità e materia, all’oggetto del provvedimento”. Un modus operandi reiterato che si moltiplica con lo sproporzionato utilizzo della decretazione d’urgenza con il rischio che venga arrecato un “pregiudizio alla qualità della legislazione” determinando “incertezze interpretative, sovrapposizione di interventi, provocando complicazioni per la vita dei cittadini e delle imprese nonché una crescita non ordinata e poco efficiente della spesa pubblica”.

Per questi motivi, è il monito del capo dello Stato, è necessario che ci sia “un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d’urgenza” e che si rispetti “il requisito dell’omogeneità di contenuto”. Bisogna anche “rimuovere la abituale prassi, ormai generalizzata – scrive Mattarella -, che consiste nella presentazione di maxi emendamenti sui quali porre la questione di fiducia, prassi sulla quale si è registrato un monito critico da parte della Corte Costituzionale con la citata sentenza n. 32 del 2014”. Rimettere ordine, quindi, facendo procedere il Parlamento nel solco Costituzionale, con il rispetto degli strumenti che il legislatore ha a disposizione. L’intervento del capo dello Stato oggi va oltre la lettura tecnica. Il 3 agosto si aprirà il semestre bianco, periodo che porterà il Quirinale ad avere un nuovo presidente della Repubblica. Il momento è tra i più delicati: oltre la pandemia ancora da superare, il paese sarà alle prese con una campagna elettorale per le amministrative che già si preannuncia come antipasto delle elezioni politiche del 2023. Il rischio, con Mattarella privo della possibilità di sciogliere le camere, è che gli ultimi mesi del suo settennato si trasformino in un far west di prove muscolari delle forze politiche. E Mattarella avverte: “Per quanto riguarda le mie responsabilità, valuterò l’eventuale ricorso alla facoltà prevista dall’articolo 74 della Costituzione (messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione, ndr)” in caso di gravi anomalie nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge e “anche tenendo conto che il rinvio alle Camere di un disegno di legge di conversione porrebbe in termini del tutto peculiari – alla luce della stessa giurisprudenza della Corte costituzionale – il tema dell’esercizio del potere di reiterazione, come evocato in una lettera del 22 febbraio 2011 del Presidente Napolitano”. Il messaggio risuona, insomma, forte e chiaro e rimarca la sua attenzione e presenza fino all’ultimo momento in cui – se sarà – lascerà il Colle.

Di Donatella Di Nitto

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