Microplastiche nell’organismo umano

NAPOLI – Sono nel cibo, nel mare, nei prodotti cosmetici, nel sangue e anche nello sperma. Le microplastiche entrano quotidianamente nella nostra vita, minacciando l’ambiente e anche la nostra salute. Uno studio diffuso in preprint sulla Rivista Internazionale Science of the Total Environment indica quanto l’emergenza microplastiche sia sempre più pericolosa per la vita, la riproduzione della nostra specie, in particolare sul versante maschile.

LO STUDIO

Il report è stato presentato in anteprima al Congresso della Siru (Società italiana della riproduzione umana) di Siracusa. Lo studio è stato condotto da Luigi Montano, uroandrologo dell’Asl di Salerno, coordinatore di EcoFoodFertility, in collaborazione con i gruppi di ricerca di Oriana Motta dell’Università degli Studi di Salerno, Marina Piscopo, dell’Università Federico II ed Elisabetta Giorgini dell’Università Politecnica delle Marche. Sotto esame lo sperma di uomini sani, non fumatori, residenti in un’area ad alto impatto ambientale della Campania. Tramite l’utilizzo della microspettroscopia Raman, sono state individuate microparticelle di plastica in 6 campioni di liquido seminale su 10. Nel dettaglio l’esatta composizione chimica delle microplastiche ritrovate fa riferimento a polipropilene (PP), polietilene (PE), polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS), polivinilcloruro (PVC), policarbonato (PC), poliossimetilene (POM) e materiale acrilico. I ricercatori nel gennaio scorso avevano individuato la presenza di queste sostanze anche nei campioni di urina, come emerge in uno studio poi pubblicato sulla rivista Toxics.

CIBO E COSMESI

Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio, l’origine di questi microscopici frammenti di plastica può essere varia e comprende cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il viso e il corpo, adesivi, bevande, cibi o anche particelle areodisperse nell’ambiente. L’ingresso nell’organismo umano può avvenire infatti attraverso l’alimentazione, la respirazione ed anche la via cutanea.

PLASTICA OVUNQUE

Stando ai dati di un recente studio condotto da Greenpeace dal 2000 al 2015 è stato prodotto il 56% di tutta la plastica fabbricata nella storia umana raggiungendo circa 370 milioni di tonnellate nel 2019. In termini di massa equivale a più del doppio della massa di tutti gli organismi che vivono attualmente sulla Terra. Questa produzione mastodontica genera valanghe di rifiuti che contaminano ogni angolo del pianeta. Oggetti di varia forma e minuscoli frammenti, le microplastiche, sono stati trovati ovunque: dalle vette montane più remote alle profondità marine inaccessibili, in centinaia di specie animali, nell’aria che respiriamo e, come abbiamo appurato, anche nel corpo umano. Secondo alcune stime, di tutta la plastica prodotta nella storia umana solo il 10% è stato correttamente riciclato, il 14% è stato bruciato e il restante 76% è finito in discariche o disperso nell’ambiente. I differenti scenari esaminati in un recente studio indicano che senza un piano di riduzione nella produzione e consumo, la quantità di plastica immessa negli oceani è destinata ad aumentare vertiginosamente: dai circa 11 milioni di tonnellate annue attuali si passerebbe ai 29 previsti per il 2040, equivalente a 50 chili di rifiuti per metro quadro di costa in tutto il mondo.

CHE FARE?

Di fronte all’allarme plastica che ormai minaccia anche il futuro della specie umana e più che mai importante ridurre l’impiego di questo materiale, cercando soluzioni alternative. Un ottimo consiglio da seguire riguarda i prodotti cosmetici: meglio privilegiare creme e make-up naturali, in modo da evitare di assorbire tramite la pelle le piccole particelle sintetiche. Per gli imballaggi, cerchiamo di evitare la plastica e utilizziamo invece vetro e cartone. Per quanto riguarda l’alimentazione, facciamo attenzione alla sostenibilità degli allevamenti, soprattutto per quanto riguarda il consumo di pesce.

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