Migranti, polizia polacca lancia lacrimogeni: ‘sassi contro gli agenti’

Non accenna a calmarsi la situazione al confine fra Bielorussia e Polonia. I migranti in arrivo dalla Bielorussia al confine polacco hanno "attaccato soldati e agenti" di Varsavia, lanciando contro di loro sassi e tentando di distruggere la barriera per entrare nel Paese; i militari li hanno "respinti" usando gas lacrimogeni, stando a quanto riferito dal ministero della Difesa della Polonia su Twitter

. (Leonid Shcheglov/BelTA photo via AP)

TORINO – Non accenna a calmarsi la situazione al confine fra Bielorussia e Polonia. I migranti in arrivo dalla Bielorussia al confine polacco hanno “attaccato soldati e agenti” di Varsavia, lanciando contro di loro sassi e tentando di distruggere la barriera per entrare nel Paese; i militari li hanno “respinti” usando gas lacrimogeni, stando a quanto riferito dal ministero della Difesa della Polonia su Twitter. E’ stato anche diffuso un video nel quale si vedono gli agenti polacchi sparare a distanza oltre la barriera di separazione e usare idranti in direzione di una folla in lontananza. Il ministero ha citato i disordini al valico di Kuznica dicendo che i profughi sono “stati equipaggiati con granate stordenti dai servizi bielorussi, le hanno lanciate verso gli agenti polacchi”.

Dopo attimi in cui la tensione è salita sempre di più, la polizia ha poi riferito che i migranti sono stati “pacificati”. Un agente, però, è rimasto ferito dal lancio di un oggetto ed è stato portato in ospedale, stando a quanto ha riportato il ministero dell’Interno. E se la Polonia punta il dito contro la Bielorussia, così come l’Unione Europea che sta preparando nuove sanzioni, la guardia di frontiera di Minsk ha annunciato che lancerà un’indagine sull’uso della forza da parte delle forze della Polonia. “Sono considerate azioni violente contro persone che sono sul territorio di un altro Paese”, ha dichiarato il portavoce bielorusso Anton Bychkovsky, citato dall’agenzia Belta. Le autorità polacche sono state anche criticate dai gruppi per la difesa dei diritti umani per i respingimenti dei profughi oltre il confine senza consentire loro di presentare richiesta d’asilo. Si è scagliata contro la Polonia anche la Russia, il cui ministero degli Esteri Sergei Lavrov ha definito “inaccettabile” l’uso di gas lacrimogeni, ma dicendosi prondo “ad aiutare a risolvere la crisi migratoria, ma la condizione principale è un dialogo diretto tra l’Ue e la Bielorussia”.

La preoccupazione rimane alta, anche da parte della Nato. Il segretario generale Jens Stoltenberg, arrivando a Bruxelles a un pranzo di lavoro con i ministri della Difesa, non l’ha nascosta: “Sulla questione della situazione al confine tra Bielorussia e Polonia, ma anche al confine tra la Bielorussia e altri due alleati della Nato, Lettonia e Lituania, naturalmente, siamo profondamente preoccupati per il modo in cui il regime di Lukashenko sta usando i migranti vulnerabili come tattica ibrida contro altri paesi, e questo sta effettivamente mettendo a rischio la vita dei migranti. Ed è un modo di usare le persone, strumentalizzare le persone, in tattiche ibride contro altri paesi. Lo seguiamo molto da vicino e siamo solidali con la Polonia e gli altri alleati colpiti. E siamo anche pronti a continuare a sostenere e a consultarci da vicino con gli Alleati coinvolti”.

LaPresse

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