Molestie a Google, dipendenti manifestano da Dublino a Singapore

Protesta dei dipendenti di Google in diverse città del mondo per protestare contro la gestione dei casi di molestie sessuali all'interno dell'azienda. Ciò dopo l'inchiesta recentemente pubblicata dal New York Times.

Dublino (Irlanda), 1 nov. (LaPresse/AFP) – Protesta dei dipendenti di Google in diverse città del mondo per protestare contro la gestione dei casi di molestie sessuali all’interno dell’azienda. Ciò dopo l’inchiesta recentemente pubblicata dal New York Times. Circa 500 impiegati della Big G si sono fermati dal lavoro oggi simbolicamente per mezz’ora nella sede europea nel cuore di Dublino, scelta da Google come suo centro europeo in ragione del sistema fiscale vantaggioso. Kate, l’organizzatrice della protesta, che non ha voluto precisare il suo cognome, ha spiegato al megafono che la dimostrazione era “in solidarietà con tutte le vittime di molestie sessuali o di un cattivo trattamento sul posto di lavoro”. A Londra una trentina di impiegati hanno manifestato davanti all’edificio che ospita la società. Questo mentre la maggior parte degli altri dipendenti ha manifestato all’interno dei locali. “Protestiamo per sostenere le nostre colleghe che sono state vittima di molestie e per chiedere che i responsabili non vengano protetti o ricompensati”. Ciò ha dichiarato ad AFP Sam Dutton, uno sviluppatore.

dunque

A Singapore decine di impiegati si sono radunati all’interno degli uffici. Ciò postando su Twitter una foto di gruppo dal titolo ‘Svolta di Google per un vero cambiamento’. Quanto a Tokyo, Google ha negato l’accesso nei suoi uffici a una squadra dell’AFP e si è rifiutata di fornire “dettagli sull’attività dei suoi impiegati in Giappone e altrove”. Le proteste giungono dopo che la settimana scorsa il New York Times ha pubblicato una lunga inchiesta in cui si affermava che Google negli ultimi anni ha coperto dei casi di molestie sessuali che coinvolgevano alcuni alti responsabili. Inoltre questi  avrebbero ricevuto delle indennità consistenti. L’inchiesta ha scatenato la collera degli impiegati del gruppo e il patron di Google, Sundar Pichai. Questo ha scritto una e-mail ai dipendenti in cui riferiva – senza fare nomi – che negli ultimi due anni il gruppo ha licenziato 48 persone. 13 delle quali alti responsabili, per molestie sessuali, ma senza indennità. Pichai ha assicurato che il gruppo è cambiato negli ultimi anni e non tollera più alcun comportamento inappropriato.

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