Napoli. Covid e barelle, inferno Cardarelli

Due anni e mezzo di pandemia e sembra il primo giorno: in oltre 110 al pronto soccorso

NAPOLI – “Sembra il primo giorno di pandemia”. La frase pronunciata dal dottor Giuseppe Visone, rappresentante della Cgil per il pronto soccorso del Cardarelli, racconta meglio di mille discorsi le condizioni in cui la sanità campana sta affrontando la nuova, pesante, ondata di Covid. Ieri medici e infermieri hanno protestato davanti al pronto soccorso e alla direzione generale dell’ospedale più grande del Mezzogiorno. Per denunciare una situazione di precarietà avvilente. Della quale pagano il prezzo soprattutto i pazienti. Ieri oltre 110 nel reparto di osservazione breve, un mare di barelle. Il tutto mentre il Covid avanza, ieri oltre tremila positivi in Campania e i posti di degenza disponibili a livello regionale sono già occupati per oltre un quinto. E il trend è in aumento, vertiginoso, giorno dopo giorno. Il Coronavirus ha fatto la sua comparsa in Italia due anni e mezzo fa, sono state vissute stagioni drammatiche in cui il sistema sanitario è stato travolto dall’emergenza, in cui gli strumenti per resistere e guarire erano pochi, pochissimi. La campagna vaccinale è stata determinante per salvare migliaia di vite, ma l’emergenza è tornata e la constatazione amara, vista la situazione, è che nulla è stato fatto per affrontarla in maniera diversa, nonostante oggi gli strumenti siano diversi, dal vaccino stesso ai farmaci antivirali, che molte metodologie di accoglienza e protezione sono state sperimentate e che il personale ora ha maturato esperienza nell’affrontare questo dramma. Eppure la politica, dal governo nazionale alla Regione di Vincenzo De Luca, e i manager della sanità campana, si sono fatti sorprendere. Di nuovo. Al Cardarelli ieri in Obi c’erano 113 pazienti, di cui una quindicina positivi posti in isolamento, per quanto possibile (pochi giorni fa c’erano dei semplici paravento ad operare la separazione). E’ sul punto di aprire il padiglione H da destinare alle persone contagiate, mentre il padiglione M è già letteralmente invaso e sul punto di esplodere. Sul ponte di comando della nave, in silenzio, ci sono i direttori generali e i manager vari che prendono le decisioni negli ospedali e nelle aziende sanitarie. Talmente in silenzio che ieri i dipendenti che manifestavano non ci hanno neppure provato a incontrarli. Per altro l’8 agosto è previsto il cambio della guardia deciso poche settimane fa con le nomine di De Luca. In sostanza in piena nuova emergenza pandemica ci sono al timone direttori che sanno di cambiare ufficio tra poche settimane. E quindi di programmare non se ne parla nemmeno. Ferie del personale, turni di servizio, poco è definito e il personale manca al pronto soccorso come nei reparti. E nei prossimi giorni è prevista anche l’ondata di caldo che rischia di costringere altre centinaia di anziani a dover ricorrere alle cure ospedaliere. Medici e infermieri ieri hanno deciso di protestare come segno di solidarietà nei confronti di chi lavora al pronto soccorso e degli stessi pazienti, curati in condizioni ai limiti dell’impossibile. Errare è umano, perseverare è diabolico. E la Campania la lezione della pandemia non sembra essere stata in grado di impararla. Si improvvisa, i pazienti sono costretti a sgomitare per avere ascolto, assistenza, brancolano nel buio. E quando sono costretti ad andare in ospedale perché non hanno altre vie da percorrere, si trovano all’ingresso di un girone infernale. Per tutto questo, inoltre, nessuno chiede scusa. Anzi, la politica racconta di trionfi. Alla gente, invece, non resta che provare amaramente a resistere.

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