Napoli, pizzo di Natale: ancora poche denunce

NAPOLI – Con il Natale ormai alle porte è già tempo di bilanci. Soprattutto per chi ha fatto dell’antiracket una scelta di vita e della lotta alla criminalità organizzata una vera e propria missione perpetua. In ogni angolo dei territori di Napoli e provincia, forse anche proprio in questo istante, un negoziante viene minacciato da un estorsore. I clan battono cassa, Natale arriva anche per i camorristi, che in questo periodo si dedicano alle famiglie dei carcerati, parafrasando gli emissari delle cosche che, quando avvicinano la vittima, sono soliti usare questa formula che di magico non ha nulla. Com’è la situazione tra Napoli e provincia? “Come ogni periodo pre-natalizio, l’allarme estorsioni si aggrava e si diffonde con una particolare forza, quest’anno aggravato ance da una crisi economica generale”. A parlare è Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa-Rete per la legalità, da anni in prima linea contro il racket. “Le richieste estorsive si sono fatte più violente, più feroci, con margini di trattativa meno estesi – spiega Cuomo – Il fenomeno purtroppo è diffusissimo ed è ritornato in auge anche in luoghi dove il commercio della droga lo aveva parzialmente ridotto”.

Ma c’è una novità: “Al racket tradizionale, quello di Natale, quest’anno si aggiungono anche episodi di estorsione derivante da una precedente sottomissione per usura – dichiara Cuomo – Molti commercianti che per riuscire a non soccombere alla crisi del periodo post-pandemico, sono stati costretti a ricorrere al prestito illegale, usurario, si sono resi conto che l’apparente e iniziale disponibilità di quei criminali, altro non è che una gogna asfissiante. Quando non ce la fai più a pagare i debiti, che assumono dimensioni stratosferiche rispetto alla cifra iniziale, ecco che si svela l’arcano: i carnefici, che sembravano amici, salvatori, si rivelano per i veri criminali che sono. E tu da soggetto in difficoltà diventi agnello sacrificale. E qui l’usuraio fa intervenire soggetti ancora più criminali di lui che estorcono con la forza gli averi, le economie residue, con minacce e ripercussioni”.

Un meccanismo che cambia, insomma: “Alla tradizionale fase estorsiva natalizia, che vede protagonisti due soggetti, quest’anno, o meglio, da un po’ di tempo, si è aggiunto anche il terzo soggetto, che è in sostanza l’usuraio che chiama in campo organizzazioni malavitose per fare il lavoro sporco. Azioni violente a pagamento, una forma di polizia privata al contrario, gli usurai che pagano il servizio camorristico per estorcere quello che è possibile dalle loro vittime. La situazione è piuttosto grave”. Come va con le denunce? “A fronte di questo dobbiamo considerare che la propensione a denunciare è ancora piuttosto bassa – ammette Cuomo – E’ tendenzialmente in aumento, c’è sempre più gente disposta a denunciare, a chiedere aiuto. Ma rispetto alla diffusione e alla portata del fenomeno, i numeri sono ancora troppo bassi. Le forze dell’ordine e la magistratura dimostrano efficacia e competenza straordinarie, che dovrebbero da sole convincere le vittime a uscire dalle proprie condizioni. In aggiunta va considerato anche il fondo di solidarietà che interviene a ristorare i danni che la vicenda estorsiva ha arrecato. Nel solo 2023 sono stati erogati benefici per 15,3 milioni di euro, che possono sembrare molti, ma che potrebbero essere di più se le persone denunciassero. C’è un sostegno forte dello Stato, della magistrature e delle associazioni antiracket per chi denuncia. Ma per i tantissimi che non lo fanno, l’aiuto e il sostegno sono ancora più forti”.

Mancano 72 ore al Natale, “In questi giorni l’attività estorsiva è più pressante – prosegue Cuomo – Il maggior ricavo che registrano le imprese, rischia per buona parte di finire non nelle economie dell’azienda sana, ma nelle casse delle organizzazioni criminali”. Quindi l’invito a rifiutare le logiche criminali: “Ribellarsi non è soltanto un atto di liberazione, un atto di dignità e coraggio, ma è anche soprattutto un grande servizio che si rende alla comunità. Contribuire a far arrestare delinquenti in libertà significa liberare il territorio da cancri velenosi che agiscono a danno non solo della vittima, ma dell’intera comunità”. Le zone di Napoli più a rischio restano i quartieri popolari, la periferia orientale, l’area flegrea, il centro e il Vomero. La provincia nord si conferma inquinata dal racket: Casoria, Afragola e Caivano fanno registrare ancora dati preoccupanti.

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