Navalny, Amnesty: attacco senza precedenti alla libertà d’espressione

Il 26 aprile l’ufficio della procura di Mosca ha sospeso le attività delle sezioni locali della Fondazione anticorruzione fondata da Aleksei Navalny in attesa che un tribunale della capitale russa decida

Alexei Navalny (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)

MILANO – Il 26 aprile l’ufficio della procura di Mosca ha sospeso le attività delle sezioni locali della Fondazione anticorruzione fondata da Aleksei Navalny in attesa che un tribunale della capitale russa decida – a porte chiuse, poiché gli atti conterrebbero “segreti di stato” – sulla richiesta di mettere fuorilegge perché “estremiste” tre organizzazioni legate allo stesso Navalny: oltre alla Fondazione anticorruzione, anche la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini e quello che gli atti definiscono “il quartier generale di Navalny”. Secondo la procura di Mosca, queste organizzazioni sono “impegnate nella creazione di condizioni per destabilizzare la situazione sociale e socio-politica trincerandosi dietro slogan liberali”.

“L’audacia e la dimensione di questo attacco sono senza precedenti, perché mirano a sopprimere la libertà di espressione e di associazione di migliaia di persone. Se portato a termine, i sostenitori di Navalny, le persone che lavorano per le 34 sezioni locali e coloro che diffondono sui social media materiali dei gruppi legati a Navalny potrebbero andare incontro a gravi rappresaglie”, ha dichiarato Marie Struthers, direttrice per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International.

 La legge russa – ricorda Amnesty – prevede che a seguito della sentenza di un tribunale, le attività del gruppo giudicato “estremista” siano vietate e i loro beni posti sotto sequestro. L’appartenenza a un tale gruppo è punita con una pena massima di 12 anni di carcere, mentre il finanziamento può portare a una condanna a 10 anni. Chi usa simboli e loghi rischia di non potersi candidare per un anno a cariche elettive. Coloro che hanno effettuato donazioni, anche prima della sentenza di “estremismo”, possono subire sanzioni penali.

(LaPresse)

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