Nuovo decreto, la Lega si astiene: divergenze su chiusure e coprifuoco. Salvini: “Voteremo il prossimo”

Il leader del Carroccio: "Chiediamo di dare fiducia agli italiani che hanno dimostrato per un anno pazienza e rispetto delle regole"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto: Matteo Salvini

ROMA – Un Consiglio dei ministri che nasce monco. La Lega si astiene: divergenze su chiusure e coprifuoco con il premier. Così Salvini non appoggia la decisione di Draghi che prevede di non spostare l’orario del coprifuoco dalle 22 alle 23 e  sul via libera alla ristorazione dal 26 aprile, ma solo all’aperto e non al chiuso.

Il capo del governo, già dal prossimo decreto, sarebbe pronto a rivedere la sua posizione, qualora i dati sui contagi lo permetteranno. Il decreto, inoltre, prevede il posticipo al 31 luglio dello stato di emergenza.

La telefonata

E Matteo Salvini spiega telefonicamente al premier la decisione del suo partito di astenersi dal voto del nuovo decreto: “La Lega chiede di dare fiducia agli italiani che hanno dimostrato per un anno pazienza e rispetto delle regole. Non potevamo votare un decreto che continua a imporre chiusure, coprifuoco, limitazioni. I dati sanitari fortunatamente sono in netto miglioramento, ora abbiamo i vaccini: negli ultimi giorni sono migliaia i letti di ospedale che si sono liberati. Con rigidi protocolli di sicurezza, con prudenza e mantenendo le distanze, si può anzi si deve tornare a vivere e lavorare al chiuso e all’aperto. Voteremo il prossimo decreto se insieme al piano vaccinale e alla tutela della salute prevedrà il ritorno alla vita e il ritorno al lavoro”.

“Noi – ha aggiunto Salvini – stiamo ascoltando sindaci, governatori, associazioni, imprese e lavoratori di tutta Italia. Al di là del coprifuoco, la zona gialla così come l’avete pensata non permette ad esempio di andare in un bar o in un ristorante al chiuso. Abbiamo fiducia in te, ma noi lavoriamo al prossimo decreto che entro metà maggio. Se i dati continueranno a essere positivi – ha concluso – dovrà consentire il ritorno alla vita e al lavoro per milioni di italiani”.

Il disappunto

Non è piaciuto il comportamento della Lega agli ‘alleati’ di governo. “Spiace – dichiarano i 5S – per atteggiamento Lega.  Questo governo è nato per incoraggiare la coesione nazionale. Oggi è stata messa in discussione l’unità delle nostre decisioni. In un momento come quello che stiamo vivendo, l’interesse per il Paese viene prima di quello di partito. Purtroppo dalla Lega è un film già visto, che non ha pagato”.

Al M5S fa eco il Pd: “La piattaforma che abbiamo condiviso e che sosteniamo è un punto di equilibrio giusto tra l’esigenza di ripartenza e la tutela della salute. Ravvisiamo nell’atteggiamento della Lega la conseguenza di una contraddizione che è quella di un continuo susseguirsi di ultimatum che portano a questo tipo di incidenti di percorso. Il Pd sostiene la linea molta chiara di aperture sì ma con gradualità perché l’importante è ripartire in sicurezza in modo irreversibile. L’atteggiamento ondivago di Salvini che prima rivendica il decreto come frutto delle pressioni della Lega e poi ne prende le distanze è irresponsabile e frutto delle sue difficoltà anche all’interno del centrodestra”.

Le richieste delle Regioni

I governatori delle Regioni hanno però dovuto fare i conti con le decisioni dell’esecutivo (Lega esclusa). Le richieste prevedevano, sempre e comunque nel rispetto dei protocolli di sicurezza, che riprendessero “i servizi di ristorazione sia al chiuso che all’aperto, senza distinzione di trattamento in base agli orari di somministrazione, e prorogare il coprifuoco dalle 22 alle 23”. Non sono state accolte. Così come la “ripresa delle attività individuali in palestra al chiuso e nelle piscine all’aperto, già a partire dal 26 aprile, la riapertura del settori wedding e l’avvio anticipato, rispetto a quanto disposto in bozza, dei mercati e l’uniformazione delle date di riapertura degli spettacoli all’aperto e degli eventi sportivi all’aperto”. E aggiungono: “Dispiace che il contributo costruttivo di tutte le Regioni d’Italia non sia stato accolto – ha detto il presidente il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Massimiliano Fedriga – Come conferenza abbiamo dimostrato che in un momento d’emergenza si può trovare unità indipendentemente dalle appartenenze politiche presentando proposte fattibili e di equilibrio”.

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