IL VIDEO. Omicidio a Montesarchio, due arresti e due indagati

La vittima venne trovata carbonizzata nell'auto il 4 maggio del 2018

Nel riquadro Valentino Improta, sullo sfondo l'auto dove venne rinvenuto il corpo del giovane

BENEVENTO – Questa mattina i carabinieri della Compagnia di Montesarchio e del Nucleo investigativo di Benevento, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Benevento nei confronti di due soggetti responsabili dell’omicidio del giovane 26enne di Montesarchio.

Il cadavere della vittima venne rinvenuto all’interno di un veicolo bruciato sul Monte Taburno, in località Cepino di Tocco Caudio, il 4 maggio 2018.

A finire nei guai sono Paolo Spitaletta, 50enne di Tocco Caudio, e Pierluigi Rotondi, 31enne residente a Tufara. Entrambi, assistiti dai legali Antonio Leone, Enzo Falco, Francesco Fusco ed Elvira Pancari, erano già in carcere.

Spitaletta era in cella per una rapina compiuta il 10 aprile scorso. Rotondi era in prigione, invece, per un altro raid compiuto nel novembre del 2017 ai danni di una stazione di servizio.

La nuova indagine considera i due responsabili della morte di Valentino Improta, 26enne di Montesarchio: il giovane venne assassinato a colpi di pistola. Il corpo fu rivenuto in una Fiat Punto ferma in località Ceppino di Tocco Caudio.

Ad innescare l’agguato la rapina che avrebbe commesso Spitaletta ai danni di due anziani. Il padrone di casa, Giovanni Parente, colpito da un pugno al volto da uno dei rapinatori, battè la testa contro un muro. Dopo una settimana l’anziano perse la vita.

Spitaletta, stando a quanto sostenuto dagli inquirenti, avrebbe deciso di assassinare Improta perché temeva la sua collaborazione con la giustizia. Il 26enne, coinvolto nella rapina che costò la vita a Giovanni Parente, avrebbe potuto confessare e alleggerire la sua posizione qualora fosse stato arrestato per la rapinae l’omicidio preterintenzionale dell’83enne (reati che già la procura contesta Spitelatta)

L’operazione di stamattina ha coinvolto anche Eugenio Perone, 48enne di Bonea, e Sandro Cerulo, 36enne. Ai due, per l’ipotesi di favoreggiamento, il gip ha ordinato rispettivamente l’obbligo di dimora e di firma.

LA NOTA DELLA PROCURA DI BENEVENTO

Nella mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri della Compagnia di Montesarchio e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Benevento, nei confronti di un 50enne e un 31enne di Tocco Caudio (BN) per l’omicidio premeditato e soppressione e distruzione del cadavere di Improta Valentino, 26enne di Montesarchio.

Le complesse attività d’indagini sono state avviate a seguito del rinvenimento in data 4.5.2018 di una Fiat Grande Punto completamente incendiata, in località Cepino di Tocco Caudio, un luogo isolato sul Monte Taburno, con all’interno il corpo completamente carbonizzato di Improta Valentino, tra l’altro, attinto con due colpi di arma da fuoco, calibro 12, in corrispondenza della regione nucale e a distanza ravvicinata.

Le attività investigative, condotte dai militari del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Montesarchio, collaborati del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Benevento, hanno consentito di delineare il movente dell’omicidio costituito dal timore che IMPROTA Valentino potesse rivelare i complici della rapina pluriaggravata commessa in data 10.4.2018 e dell’omicidio preterintenzionale di PARENTE Giovannandrea – per i quali il 50enne veniva poi successivamente tratto in arresto – nonchè altri furti e rapine commesse insieme agli odierni arrestati.

Le indagini hanno consentito di documentare che l’Improta, agitato per essere l’unico destinatario dell’informazione di garanzia per tali fatti delittuosi, aveva minacciato il suo complice 50enne di chiamarlo in correità se, nel caso in cui fosse stato arrestato, non avesse non avesse ricevuto assistenza economica per sé e la sua famiglia, anche per sostenere le spese legali per la propria difesa.

Nel timore che l’Improta potesse collaborare con la giustizia per alleggerire la sua posizione processuale in ordine all’omicidio di Parente, il 50enne, in concorso con l’altro indagato 31enne, premeditavano ed uccidevano Improta, simulando l’organizzazione di un furto di rame sul Taburno.

La vittima, allettata dalla proposta, cadeva nella trappola ordita dagli indagati.

Con l’ausilio di localizzazioni satellitari dei veicoli, delle attività tecniche di intercettazioni telefoniche e ambientali, corroborate dagli accertamenti tecnici eseguiti dal RIS di Roma nonché dall’analisi dell’autovettura incendiata e dalla consulenza medico – legale, è stata ricostruita l’azione omicidiaria.

La sera del 2.5.2018 la vittima, a bordo del veicolo di proprietà della madre, alle ore 22:00 circa raggiungeva i due arrestati, viaggianti su altra autovettura, nei pressi del ristorante il Querceto di Tocco Caudio, ove si erano dati appuntamento per consumare il furto di rame.

I tre, dopo aver raggiunto la località Le Martine di Tocco Caudio, si dividevano: mentre il 31enne restava a bordo della vettura in sosta in Contrada Le Martine, in attesa che venisse consumato l’omicidio, il 50enne saliva a bordo della vettura condotta da IMPROTA e, dopo averlo condotto in un luogo isolato della località Cepino del Monte Taburno, parcheggiata la vettura in una piazzola di sosta, all’interno della stessa gli sparava con un fucile a canne mozze.

Dopodiché sopprimeva e distruggeva il cadavere di IMPROTA Valentino, appiccando il fuoco all’autovettura, in modo da assicurarne la definitiva sottrazione alle ricerche altrui nonché da distruggere le tracce del reato.

Infine, immettendosi sul sentiero/mulattiera posto sul lato opposto dell’area di sosta e percorrendolo a piedi per circa 30 minuti, raggiungeva l’area agreste dove l’attendeva il suo complice, per poi darsi alla fuga.

Le indagini hanno inoltre evidenziato come il 50enne già in passato avesse utilizzato la predetta località montuosa-boschiva per commettere altri cruenti delitti, con la medesima arma utilizzata per l’omicidio.

Ai due soggetti, in atto detenuti, sono stati notificati i provvedimenti restrittivi rispettivamente presso il centro penitenziario di Napoli Secondigliano, ove è detenuto il 50enne per la rapina pluriaggravata e l’omicidio preterintenzionale di Parente Giovannandrea, e la Casa Circondariale di Benevento, ove è detenuto il 31enne per una rapina consumata nel 2017.

Nell’ambito dell’indagini, inoltre, altri due soggetti sono stati raggiunti rispettivamente da misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Bonea e obbligo di presentazione alla p.g. poichè ritenuti responsabili di favoreggiamento personale nei confronti dei due arrestati.

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