‘Oro rosso’ a rischio tra siccità e veleni

Scarichi sospetti nel tratto del fiume Sarno che attraversa Nocera Inferiore

Pomodori (Foto LaPresse/ Claudio Furlan)

NAPOLI – Senz’acqua non cresce niente. E senz’acqua il motore si inceppa. Vale per qualsiasi tipo di motore, anche quello che fa muovere il ciclo del pomodoro, ‘oro rosso’ della Campania per antonomasia, che oggi però è a rischio. A ridurlo in pericolo è un mix letale di fattori: la siccità e i veleni scaricati dalle fabbriche dell’agro nocerino-sarnese nel fiume Sarno. L’ultimo scarico segnalato proviene dalla zona industriale di Nocera Inferiore, a Fosso Imperatore, e riguarda il tratto del fiume che taglia in due l’area di una fabbrica di conserve di pomodori. E qui la questione si fa grossa perché il binario dell’inquinamento è doppio e interessa anche il corso d’acqua.
Esponenti del consiglio regionale della Campania hanno già segnalato ad Arpac, alla polizia ambientale e al consorzio di bonifica richiedendo delle verifiche accurate. “E’ necessario intervenire in maniera determinata per mettere fine a tale scempio – tuona il leader di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli – Il Sarno è un fiume che nasce pulito ma lungo il suo tragitto viene inquinato, soprattutto a causa degli scarichi abusivi ed illeciti, ed è per questo che è assolutamente necessario individuare tutti gli inquinatori e punirli in maniera severissima anche con la chiusura delle attività se è necessario. Dobbiamo salvare i corsi d’acqua e la nostra terra e l’unico modo per farlo è organizzare un monitoraggio costante del territorio, far partire controlli ed indagini mirate e prevedere pene severissime per chi inquina”.
Tornando all’oro rosso, le previsioni sono negative: addio quest’anno a più di una bottiglia di passata di pomodoro su dieci con la siccità e le temperature roventi che hanno tagliato dell’11 per cento il raccolto del pomodoro dal salsa destinato a polpe, passate, sughi e concentrato con una produzione nazionale stimata in calo fino a 5,4 miliardi di chili. E’ quanto emerge dallo studio della Coldiretti presentato in occasione dell’avvio della raccolta del pomodoro in Italia. Un appuntamento che quest’anno – sottolinea la Coldiretti – parte in anticipo per le condizioni climatiche che hanno accelerato i processi di maturazione e messo a rischio le produzioni in campo.
Il clima – sottolinea la Coldiretti – ha dunque decimato il raccolto del prodotto simbolo della dieta mediterranea che quest’anno viene realtà colpita in tutte le sue componenti con il grano destinato alla produzione di pasta stimato in calo di circa il 15 per cento anche se di ottima qualità mentre grandi difficoltà si prevedono anche per l’extravergine di oliva nazionale con gli ulivi in sofferenza per la mancanza di precipitazioni, senza dimenticare che nelle aree più colpite dal caldo e dalla siccità sta bruciando la frutta e verdura nei campi con danni fino al 70 per cento.
La siccità – precisa la Coldiretti – preoccupa soprattutto per le rese delle varietà tardive, mentre per quelle più precoci gli agricoltori sono riusciti a salvaguardare la crescita delle piantine garantendo le irrigazioni, in alcuni casi facendo scelte dolorose come quella di bagnare il pomodoro a scapito di altre colture come il mais. Nonostante questo in alcune zone del Paese si prospetta già un calo delle rese di circa il 15% a causa dell’impatto del caldo e degli episodi di violente grandinate. Si tratta – precisa la Coldiretti – delle prime previsioni da confermare a raccolta avvenuta. Oltre che con caldo e siccità, quest’anno le aziende agricole si trovano a fare i conti con l’esplosione dei costi di produzione sulla scia delle speculazioni internazionali, dagli effetti del conflitto scatenato dai russi e delle tensioni internazionali sulle materie prime. Si registrano infatti aumenti su tutti i fronti che mettono a rischio la tenuta stessa delle imprese: dal gasolio ai concimi, dalle manichette ai film plastici.
A livello nazionale – spiega Coldiretti – il pomodoro per la salsa Made in Italy, per passate, pelati e concentrati è coltivato su circa 70mila ettari da nord a sud del Paese con Emilia Romagna, Lombardia, Campania e Puglia che sono i principali produttori coinvolgendo una filiera dove operano – evidenzia Coldiretti – 6.500 imprese agricole, circa 90 imprese di trasformazione e impiega 10mila addetti, per un fatturato di 3,7 miliardi di euro di cui più della metà realizzato grazie alle esportazioni all’estero in crescita del 5 per cento nei primi quattro mesi del 2022 nonostante la guerra in Ucraina. L’Italia – evidenzia Coldiretti – rappresenta il 15 per cento del raccolto mondiale, è il primo produttore europeo di pomodoro davanti a Spagna e Portogallo e il secondo a livello globale subito dopo la California.
La salsa Made in Italy – continua Coldiretti – è trainata dal successo della dieta Mediterranea nel mondo ma è minacciata dall’esplosione dei costi di produzione sulla scia delle speculazioni internazionali, dagli effetti del conflitto scatenato dai russi e delle tensioni internazionali sulle materie prime.
Ma lo scenario resta drammatico: si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto: in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà (53 per cento) – evidenzia l’analisi di Coldiretti – è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18 per cento sono i costi di produzione industriali, il 10 per cento è il costo della bottiglia, l’8 per cento è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6 per cento ai trasporti, il 3 per cento al tappo e all’etichetta e il 2 per cento per la pubblicità. Una situazione in linea in realtà con molti altri prodotti poiché in media per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea. Una situazione che mette a dura prova la tenuta economica e lavorativa dell’intera filiera dell’agro nocerino-sarnese.
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