Oscar: la notte più glam nel corso di una guerra. Possibile intervento di Zelensky

Era il 1944, la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine con gli Alleati che avevano ormai accerchiato i nazisti in Europa. 'Casablanca' vinceva l'Oscar come miglior film, mentre la guerra infuriava ancora nel cuore del Vecchio Continente.

MILANO – Era il 1944, la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine con gli Alleati che avevano ormai accerchiato i nazisti in Europa. ‘Casablanca’ vinceva l’Oscar come miglior film, mentre la guerra infuriava ancora nel cuore del Vecchio Continente. Una situazione che oggi, nel 2022, nessuno pensava di dover rivivere, seppure in proporzioni diverse, con la Russia che sta invadendo l’Ucraina giorno per giorno mentre i massacri, anche di civili, non si fermano. La notte degli Oscar, è facile prevedere, punterà i riflettori su questa tragedia, e da Los Angeles appelli contro la guerra, forse anche duri attacchi al presidente russo Vladimir Putin, rimbalzeranno nelle case di tutto il mondo. Secondo il New York Post, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è in trattative con l’Academy per fare un’apparizione video durante la trasmissione, ma non è chiaro se dal vivo o in un messaggio registrato.

Hollywood d’altronde non è nuova a utilizzare la serata di gala più attesa del cinema mondiale per attirare l’attenzione sui temi più importanti e delicati. Sono tantissimi gli attori, i registi, gli sceneggiatori che, salendo sul palco a ritirare la statuetta, negli anni hanno lanciato appelli, soprattutto contro il razzismo, contro le banche e le multinazionali, per i diritti delle donne, dei gay, delle minoranze. Negli ultimi anni al centro dell’attenzione era finito soprattutto l’ambiente: il riscaldamento globale è un argomento che molte star hanno preso a cuore e contro il quale si battono, e non solo a parole. Un’usanza diventata ‘tradizione’ solo negli ultimi anni, mentre un tempo la cerimonia era più ‘ingessata’ e solo gli attori più importanti si permettevano di rompere il protocollo. Tra i primi Marlon Brando, che mandò l’attivista per i diritti degli indiani Sacheen Littlefeather a ritirare il suo premio per Il Padrino. Jane Fonda negli anni ’70 parlò contro la guerra in Vietnam. Nel 1993, Richard Gere fece un famoso discorso a favore del Tibet e contro la Cina. Tra gli altri, Michel Moore parlò di Iraq ritirando il suo Oscar per Bowling a Columbine nel 2003 e Sean Penn si schierò a favore delle nozze gay ritirando l’Oscar per Milk.

La parentesi del Covid ha cambiato molte cose nel mondo, il cinema ha sofferto come e più di tanti altri settori, e quest’anno torna a celebrare i suoi idoli e ad autocelebrarsi al Dolby Theatre, presso lo Hollywood & Highland Center. Ma la guerra in Ucraina irromperà sul palco più glam del mondo, in un modo o nell’altro.

di Claudio Maddaloni

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