Ostia, processo Spada: giudici in camera consiglio per decidere la sentenza

La tesi del pm sul maxi processo al clan romano

Foto LaPresse - Marco Cantile

ROMA (LaPresse) – Ancora in corso il processo Spada a Ostia. Sono entrati in camera di consiglio i giudici chiamati a decidere sulla richiesta di condanna a otto anni e nove mesi di carcere.

Processo Spada verso la sentenza.

Una richiesta arrivata dalla procura per Roberto Spada e Ruben Nelson Alvez del Puerto. I due sono responsabili dell’aggressione ai giornalisti Daniele Piervincenzi e Edoardo Anselmi avvenuta a Ostia, sul litorale romano, lo scorso 7 novembre.
I due rispondono di violenza privata e lesioni aggravate dal metodo mafioso, nel pomeriggio è attesa la sentenza.

E’ stata un’aggressione plateale e ostentata, lucidamente pianificata da Spada. E con la quale il boss ha voluto dare una prova della sua forza sul territorio“. Lo ha sottolineato nella requisitoria il pm Giovanni Musarò.

La ricostruzione della procura.

Secondo quanto ricostruito dalla procura, Spada all’inizio partecipa all’intervista e si mostra disponibile, perché “vuole dimostrare che non ha paura di una telecamera“. Ma quando Piervincenzi continua a fare domande, Spada si accorge che la situazione sta diventando un boomerang. E prova a riequilibrare il prestigio del clan con i metodi violenti che lui conosce meglio.

Se avesse inteso solo picchiare Piervincenzi senza fare cosa plateale e cercare un ritorno in termini di prestigio Spada lo avrebbe aggredito all’interno della palestra, contando sul fido Rubén Alvez. Invece lo fa in strada, davanti a tutti, e soprattutto davanti alla telecamera, in modo plateale e ostentato. D’altronde, cosa c’è di meglio di una telecamera per acquisire quel tipo di prestigio da parte degli Spada?”. A sostenere questa tesi è Musarò.

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