Pd, Bonaccini: “Basta con le correnti. Se mi chiamano, ci sono”

Le dichiarazioni del governatore dell'Emilia-Romagna

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in Stefano Bonaccini

MILANO“Ora sto qui. Certo: se mi chiameranno a dare una mano non mancherò. Ho dimostrato che Salvini si può battere. Se vogliono studiare il modello dico: vediamolo insieme”. Lo dice il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in un’intervista a Repubblica, parlando del Pd e della recente vittoria alle Regionali.

La vittoria alle Regionali

“Ho per fortuna un carattere che non mi deprimo né mi esalto. È andata meglio del previsto, ma io ero certo della vittoria. Lo sentivo, non avevo mai visto una partecipazione così. Detto questo è un errore dire che aver vinto in Emilia Romagna sia una vittoria del centrosinistra nel Paese. In Calabria perdiamo di venti punti e il centrodestra ha un radicamento straordinario nel Paese. Siamo ai nastri di partenza, non al traguardo. Non vorrei che gli stessi che prevedevano sottovoce la sconfitta trasformassero lo scampato pericolo regionale in un trionfo nazionale collettivo”.

Il futuro del Pd

Sul partito, Bonaccini aggiunge: “Il Pd deve avere un’identità più marcata. Oggi non trovo tre parole chiave che lo definiscano. Non può essere una roccaforte in difesa dei valori ma progetto espansivo della società. A Nicola, al segretario, ho detto: servono sindaci e amministratori nelle segreterie, in tutti gli organi dirigenti. E serve il meglio delle competenze che arrivano dalla società. Aprire il partito significa demolire le correnti: che potevano avere senso quando selezionavano le classi dirigenti. Oggi sono diventate solo una scorciatoia per fare carriera”.

(LaPresse)

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