Pd, Calenda: siamo un partito incomprensibile

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 29-04-2018 Roma Politica Mezz'ora in più. Ospite Carlo Calenda Nella foto Carlo Calenda Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 29-04-2018 Roma (Italy) Politic Mezz'ora in più. Guest Carlo Calenda In the pic Carlo Calenda Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 29-04-2018 Roma Politica Mezz'ora in più. Ospite Carlo Calenda Nella foto Carlo Calenda Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 29-04-2018 Roma (Italy) Politic Mezz'ora in più. Guest Carlo Calenda In the pic Carlo Calenda

Roma, 21 mag. (LaPresse) – “Le cose che si sono viste nell’Assemblea di sabato non hanno nulla a che fare con un grande partito progressista che ha governato bene l’Italia per una legislatura. Cose indecorose per come è la situazione nel Paese”. Così Carlo Calenda in un’intervista a Repubblica. “Avevo chiesto che mettessero da parte i dibattiti ombelicali per parlare al Paese. Per mobilitazione intendevo la chiamata a raccolta di forze sociali, economiche, politiche e culturali, così da riparlare con i diversi mondi da cui deve partire la nostra rifondazione – spiega – il Pd invece Rischia di finire. Un partito che diventa la somma di io sto con Renzi, io sto con Orlando, io sto con Martina, io sto con Franceschini, io sto con Y, non è più un partito ma una terza media all’ora di ricreazione”.

“Io ho votato l’unica mozione presentata. Ma il punto è un altro e non saprei neppure spiegare a un cittadino quello che è successo lì dentro. Siamo diventati un partito incomprensibile – rincara Calenda – Avevo già detto che ci voleva una grande segreteria costituente, in cui ci fossero tutte le persone che hanno rappresentato il Pd oggi e ieri, Veltroni, Franceschini, Enrico Letta, Orlando, Renzi, Gentiloni, Pinotti e Finocchiaro. Con delle donne capaci in segreteria magari il tasso di testosterone diminuisce”. E insiste: “. Sarà un governo elettorale che porterà instabilità e conflittualità. Inizieranno a dire che l’Europa non gli fa fare le cose e chiederanno nuove elezioni. Le prossime saranno come quelle del 1948: definiranno la nostra collocazione internazionale. Bisogna prepararsi ora”.

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